Witness Journal 153


Foto di copertina: Marco Claudio Campi/Wj 153

Il prezzo del progresso

Da oggi è disponibile il 153º numero di Witness Journal, un’edizione dedicata alla capacità dell’umanità di affrontare e adattarsi ai cambiamenti. Il terremoto in Myanmar dello scorso 28 marzo è un esempio di come di fronte a disastri naturali, sempre più frequenti e devastanti, emerge con forza la necessità di un approccio sostenibile, sia nella costruzione degli edifici che nella gestione del territorio. Proprio a Sagaing, epicentro del recente sisma, Marco Riccioli – autore presente anche in questo numero – aveva realizzato un progetto, pubblicato nel numero 127 di Witness Journal.

Questo numero si apre con il toccante lavoro di Alessandro Mirai in Costa Rica dove il fiume Tempisque diviene il simbolo di una corsa sfrenata alle risorse naturali. L’espansione edilizia ha innescato una battaglia tra i grandi investitori e gli areneros, artigiani della sabbia. Il loro lavoro in armonia con il fiume si scontra con la spietata logica del profitto, che privilegia le escavatrici alle mani nude. Qui, lo sviluppo sostenibile si rivela una chimera: chi davvero rispetta la natura è chi rischia di essere spazzato via.

A migliaia di chilometri di distanza, a Boa Vista, il turismo di lusso convive con la miseria del Bairro de Boa Esperança, dove un’intera comunità di lavoratori vive all’ombra dei resort nella speranza di sfuggire alla povertà delle isole vicine. Ora le istituzioni annunciano una riqualificazione della zona ma quanto di questa trasformazione sarà un reale miglioramento della qualità di vita e quanto una strategia per nascondere il degrado agli occhi dei turisti?

Nel reportage di Stefano Caviglia l’Italia presenta un esempio di come il lavoro possa restituire dignità alla persona: la cooperativa Panaté insegna ai detenuti l’arte della panificazione, trasformando il tempo della reclusione in un’opportunità di riscatto. Un progetto che non solo riduce la recidiva, ma dimostra anche che il reinserimento sociale è possibile, quando la società sceglie di investire sulle seconde possibilità.

In “The Sinking City” la città di Venezia continua a combattere contro l’acqua alta. Il Mose, presentato come ancora di salvezza, si dimostra un palliativo, incapace di contrastare l’innalzamento del livello del mare. A volte ci si illude di aver trovato una soluzione, mentre il problema si aggrava silenziosamente.

Infine, le molteplici sfaccettature dell’Haritalika Teej, un festival femminile nepalese sospeso tra spiritualità e ribellione. Un tempo, i canti delle donne erano strumenti di protesta e denuncia sociale, ma oggi rischiano di trasformarsi in semplice intrattenimento commerciale. Eppure, la forza delle donne nepalesi resta intatta, e le loro voci continuano a risuonare come un inno di speranza per un futuro più libero.

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La Redazione WJ



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