#ISSUE87
L'inferno di Belgrado | Paolo VI | Yo soy Fidel
Mira, Havana | Grodno | Linea d'ombra
Uno e tre | Masai Land | Les Dogon
L'inferno di Belgrado | Paolo VI | Yo soy Fidel
Mira, Havana | Grodno | Linea d'ombra
Uno e tre | Masai Land | Les Dogon
Questo numero 87 apre con un servizio che è l’esempio perfetto del fallimento della politica europea sui migranti. La rotta balcanica, come è noto, è stata chiusa grazie a un accordo con la Turchia di Erdogan mettendo di fatto un prezzo sulla testa di questa marea umana, non per accoglierla e assisterla in modo civile ma per respingerla, facendo sì che il problema si arresti alle porte d'Europa. Nessuno sembra essersi nemmeno posto il dubbio di come vengano spesi i fondi stanziati dalla UE per l'accoglienza in territorio turco dei profughi e, peggio ancora, a giudicare dalle cronache che arrivano da Serbia e Grecia, nessuno sembra preoccuparsi troppo di coloro, e sono tanti, che sono rimasti bloccati a metà strada quando i confini dell'Europa si sono nuovamente chiusi del tutto. Così, le immagini di Marco Sconocchia da Belgrado fanno il paio con quelle provenienti da isole greche come Lesbo, dove migliaia di persone sono bloccate da mesi in condizioni semplicemente vergognose e senza che nessuno muova un dito, associazioni e società civile a parte. Anche il nostro Paese, che nonostante le critiche si è speso meglio di tutti gli altri nella gestione dell’emergenza, non è in grado di offrire una soluzione politica convincente e finisce per barattare con l'UE il suo impegno in cambio di maggior flessibilità sull’ultima manovra economica, monetizzando la crisi umanitaria.
Il governo centrale europeo, messo sotto scacco dell'ondata populista, preferisce temporeggiare piuttosto che far rispettare ai Paesi membri i piani di ricollocamento e distribuzione che, guardando i numeri, sarebbero ampiamente sostenibili nonostante la crisi economica o le preoccupanti tendenze xenofobe. In questo mare magnum di egoismo, paura, ignoranza e tristezza perdono tutti: i migranti dimenticati e abbandonati al loro destino, ma anche noi, i buoni, i rappresentati di quell'occidente che si crede modello da imitare ma che di fatto su questo tema si comporta in modo identico a quei Paesi "non democratici" cui si contrappone, più intento a preservare sé stesso e la sua ricchezza piuttosto che a restituire sotto forma di aiuto almeno parte di ciò che toglie ogni giorno con la sua economia dominante a tutte quelle nazioni da cui partono centinaia di migliaia di persone in fuga da guerre e povertà.
Amedeo Novelli
di Marco Sconocchia
Temperature sotto zero e desolati locali nei pressi della stazione di Belgrado. In questo scenario, i migranti bloccati alle porte di un’Europa sognata che, invece, presenta confini sempre più rigidi
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di Maurizio Greco
Sono passati cinquant’anni dall’inaugurazione delle prime abitazioni, “Zona Macchie- Case Italsider”, così era stato battezzato allora. Nell’arco del tempo il quartiere è cresciuto, cambiato, non solo nel nome
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di Aldo Feroce
Il 30 novembre 2016 la salma del Comandante partiva alla volta di Santiago de Cuba, ripercorrendo a ritroso lo stesso tragitto che Fidel Castro intraprese nel gennaio 1959, a pochi giorni dal trionfo della rivoluzione, per raggiungere L’Avana
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di Aun Raza
Una serie dolceamara che coglie L'Avana nel flusso dei cambiamenti che stanno interessando il paese negli ultimi anni, a seguito degli investimenti e alle influenze straniere. Un emozionanate richiamo alla crescita economica che rimane tuttavia irraggiungibile alla maggior parte dei suoi abitanti
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di Walter Borghisani
Grodno, località al confine tra Polonia e Germania, è un luogo di villeggiatura dove un comprensorio dell’epoca sovietica è stato adibito a colonia vacanziera di lusso con effetti talvolta surreali
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di Dario Picardi
Scappo, corro, vado. Saluto tutti e parto. Ma dove? E soprattutto con chi? Quali facce incontrerò per strada? Farà freddo, farà caldo? Ci sarà il mare o sarò circondato dalla campagna? Troppe domande, forse. Se non parto adesso, senza pensarci, forse non lo farò mai più
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Fotografie di Daniela Sala
Alessandra vive in un piccolo appartamento a Torrevecchia, periferia nord-ovest di Roma. Ha due figli, Giuseppe di tredici anni e Giulia di quindici. Giulia ha frequentato l'istituto grafico-pubblicitario ma dopo il primo anno ha deciso di cambiare e iscriversi al socio-sanitario. Fuori casa, di suo fratello non parla volentieri
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di Andrea Calandra
La comunità Masai di Rombo Manyatta, in Kenya, come tante altre realtà tribali è sospesa tra l’orgoglio per le proprie tradizioni e l’affacciarsi di stili di vita e abitudini occidentali. Un luogo in mutamento il cui futuro è particolarmente incerto
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di Massimo Allegro
Mali. Una pianura sabbiosa, fitta di baobab, chiusa tra il deserto rosso che guarda al Burkina Faso e la parete rocciosa di un'enorme falesia che si estende per oltre trecento chilometri: è qui che vivono i Dogon, un popolo di contadini giunto ad occupare la zona già intorno al 1250 d.C.
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