di Giulio Di Meo
Foto di Danilo Garcia Di Meo
Witness Journal, primo mensile italiano online di fotogiornalismo e reportage, si occupa fin dalla sua nascita, avvenuta nel 2007, di promozione della cultura fotografica e proprio di recente, nel mese di novembre del 2018, ha tagliato il prestigioso traguardo editoriale del centesimo numero.
Ma dal 2016, Witness Journal è anche un’associazione, che persegue questa finalità organizzando attività didattiche, workshop, dibattiti e mostre, presentando al pubblico e ai lettori della rivista professionisti della fotografia, ma pure fungendo da vetrina per fotografi non ancora affermati.
Witness Journal si interroga sul significato di reportage, utilizzando l’immagine ottica quale strumento di conoscenza e di indagine, muovendo dal suo passato per analizzare il presente e domandarsi quale sia il suo futuro. Siamo assolutamente convinti che il mestiere del fotogiornalista sia ancora attuale e che abbia ampie prospettive dinnanzi a sé, perché la fotografia rivestirà sempre un ruolo centrale nell’informazione e, ancora di più, nell’approfondimento delle notizie.
L’esperienza di Bruno Vidoni è quindi importantissima per chi opera in questo campo: le sue sottili e ricercate provocazioni, le sue mai banali burle fotogiornalistiche, hanno costretto gli addetti ai lavori a immergersi in profonde riflessioni critiche. Vidoni ci ha posto interrogativi, facendoci riflettere sulle funzioni e sugli usi sociali della fotografia.
Ancora oggi, troppo spesso, ci vengono proposti servizi fotografici che mostrano situazioni difficili come guerre, emergenze umanitarie e disastri ambientali, che ci vengono venduti come pezzetti di verità. Invece, come dimostrò Vidoni quasi mezzo secolo fa, spesso si tratta inevitabilmente di interpretazioni della realtà, filtrate dalla mente e dagli occhi del fotografo o, peggio ancora, influenzate dagli interessi economici dei grandi gruppi editoriali. Per questo motivo la conoscenza delle provocazioni di Vidoni, così come tutto il suo percorso artistico e intellettuale, risulta fondamentale per chi si occupa di fotoreportage.
I “falsi” fotoreportage di Bruno Vidoni. La mostra sarà visitabile dal 13 al 27 dicembre 2018 presso Senape| Igor libreria in via Santa Croce 10/abc a Bologna
Da tempo Witness Journal analizza la figura di Vidoni, tanto da averla posta al centro di un laboratorio organizzato a Cento, sua città natale, tenuto da chi scrive e da Danilo Di Meo e indirizzato a persone diversamente abili, dove i partecipanti vengono guidati in un percorso di reinterpretazione di celebri foto storiche. L’obiettivo è quello di ricostruire una storia della fotografia attraverso le immagini di diversi autori storicizzati (fra cui Vidoni), ripercorrendone lo sviluppo fin dagli albori. Sfruttando l’aspetto ludico del mezzo ottico, si fa rimettere in scena ai ragazzi i contenuti delle immagini scelte. Attraverso queste reinterpretazioni si intende proprio ricordare e portare avanti l’opera di denuncia sui rischi di falsificazione dei contenuti che Vidoni aveva avviato. Il laboratorio è svolto a Cento nella struttura di Coccinella Gialla in collaborazione con l’Anfass. Alla serata di inaugurazione della mostra vidoniana a Bologna hanno partecipato anche i ragazzi di Coccinella Gialla di Cento.
Questo è il secondo appuntamento che Witness Journal dedica all’artista centese e altri, certamente, seguiranno, perché crediamo sia importante far conoscere quale ruolo Vidoni abbia avuto nella storia della fotografia italiana. Le sue provocazioni, mai fini a loro stesse, hanno posto l’attenzione su problematiche che ancora oggi risultano attualissime. La nascita di internet e dell’informazione globale digitale consentono una immediata, capillare e democratica diffusione dei contenuti, ma ci espongono al contempo al rischio sempre più concreto di non essere in grado di riuscire a cogliere eventuali mistificazioni o, volendo usare una definizione ormai di uso comune, di essere ingannati da fake news. Bruno Vidoni ci invitava, già sul finire degli anni sessanta del Novecento, ben prima dell’avvento del web, a riflettere sulle improbabili verità dell’immagine ottica.