Witness Journal 91

In questo numero parliamo di: popolazioni indigene e biodiversità, un piccolo asilo nell’Oltrepò Pavese, ippica, giovani sopravvissuti al massacro di Garissa, Belgrado, malasanità in Campania, frisbee, orti urbani a Bologna.

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WJ91 cover | Fotografia di Pierre De Vallombreuse

Un premio da “premiare”

Dopo tutte le gaffe, piccole e grandi, inanellate da vari concorsi e premi internazionali negli ultimi periodi, vale la pena parlare di un’iniziativa, patrocinata dall’Unesco, nata con il duplice scopo di ricordare Andrei Stenin, un reporter russo ucciso a Donetsk nell’Agosto del 2014, e di promuovere il lavoro dei fotogiornalisti più giovani, aprendo il concorso solo quelli di età compresa tra i 18 e i 33 anni. Sebbene si tratti di un premio nato da poco, Rossiya Segodnya, il gruppo mediatico che sostiene l’iniziativa, è riuscito a trovare una vasta rete di appoggi sia in Russia sia a livello internazionale, che hanno consentito di ottenere fin da subito una grande risonanza tra gli addetti ai lavori e non. In attesa di conoscere l’esito dell’edizione del 2017, la giuria annuncerà i vincitori il prossimo 8 di agosto, gli organizzatori hanno deciso di istituire un premio speciale, espressione diretta del voto online e quindi di una giuria popolare non necessariamente composta da professionisti della fotografia. Un esperimento molto interessante, specie se i considera che il premio Andrei Stenin non è un concorso fotografico tout court ma dichiaratamente riservato al fotogiornalismo.

Gli esiti, che sono stati resi noti in questi giorni, sono particolarmente interessanti perché raccontano i gusti di un pubblico, quello della Rete, che ha un approccio alla fotografia spontaneo, personale e probabilmente mediato più dai social che non da uno studio approfondito della materia. Non a caso le scelte degli “internauti” sembrano riflettere una propensione ai colori e alle immagini “semplici” ma sempre connotate da un forte impatto visivo. A riprova di ciò, la foto che si è aggiudicata il primo posto, il ritratto di una anziana venditrice di zucchero filato ritratta durante una tormenta di neve in Kirghizistan da Tabyldy Kadyrbekov, è stata scattata per “ricordo” personale durante lo svolgimento di un incarico giornalistico, come ha dichiarato l’autore stesso. Dietro all’immagine vincitrice non c’è dunque una grande storia o una notizia, ma un “semplice” servizio di cronaca, a dimostrazione del fatto che gli appassionati tendono a valutare i lavori fotogiornalistici più sotto l’aspetto visivo che in termini di contenuti, modificando quell’equilibrio tra informazione e immagine che, almeno in teoria, dovrebbe essere il fulcro delle valutazioni delle giurie professionistiche. Se il pubblico di domani sarà sempre di più quello del Web, forse dovremmo cominciare a fare tutti una serie di riflessioni sul futuro del fotogiornalismo tenendo ben presente anche questo aspetto.

Amedeo Novelli

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