
Foto di copertina: Genny Di Filippo/Wj 154
Radici e Resistenze
Da oggi è disponibile il 154º numero di Witness Journal, un’edizione che vuole mettere al centro il tema della resistenza. C’è un filo che lega Gaza a Ballarò, l’Indonesia rurale a un piccolo paese d’Abruzzo, i tronchi millenari che si abbracciano nei riti arborei lucani ai corpi che occupano le università italiane in nome della Palestina. Una resistenza che non si esaurisce nella protesta, ma che si radica nei territori, nelle tradizioni, nei gesti quotidiani, nei sogni custoditi anche quando sembrano troppo fragili per sopravvivere.
In Student Intifada, Marioluca Bariona ci conduce dentro la devastazione sistematica dell’apparato educativo palestinese, raccontando un crimine che non è solo materiale ma culturale. Ma proprio dentro le macerie, tra le università distrutte e i professori uccisi, nasce una rete internazionale di studenti che rifiutano il silenzio: occupano, chiedono giustizia, costruiscono alternative.
A Ballarò, cuore pulsante e contraddittorio di Palermo, è nato un Osservatorio grazie alla sinergia tra fotografi, operatori economici e sociali, psicologi e architetti: un gruppo di professionisti uniti dalla volontà di mettere le proprie competenze al servizio del riscatto sociale del quartiere. In una zona segnata da povertà e dipendenze, ma attraversata da un’umanità vivace e creativa, l’Osservatorio è diventato un punto di riferimento per la comunità. Attraverso la fotografia e l’azione sociale, il quartiere si racconta, si riconosce e lentamente si ricuce.
Con Figli di Accettura, Simona Iurlaro ci ricorda che le radici sono atti di resistenza: la festa del “Maggio di San Giuliano” con i suoi alberi che si incontrano e si fondono in un unico corpo, non è solo rito, ma narrazione collettiva di una comunità che non ha mai smesso di ritrovarsi. Anche quando il mondo cambia, anche quando il folklore rischia di diventare cartolina.
In Lady Riot Indonesia, Francesca Bolla racconta di un altro tipo di resistenza: quello delle donne contro un patriarcato che reprime la loro libertà e individualità. Eppure, nei villaggi, nei centri di formazione, nelle cucine e nelle aule, nasce una rivoluzione quotidiana, lenta, ma profonda.
E infine, con Per amore di Maria, Genny Di Filippo ci regala un piccolo poema visivo sull’intimità e la memoria. Una donna, un amore, una madre, un paese che cambia — e il bisogno di custodire tutto questo come patrimonio da tramandare. Perché anche l’amore, quando è ostinato e condiviso, è una forma di resistenza.
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La Redazione WJ
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