Witness Journal 142
#WJ142, Il nuovo numero con i lavori di Matteo Bergami, Chiara Maggiore, Maria Selene Clemente e Christian Pardini, Marco Donatiello, Marco Riccioli, Nicola Pizzuti, Fiorella Baldisserri.
Antifascisti a testa alta
La vicenda di Ilaria Salis, l’insegnante e attivista antifascista detenuta in attesa di giudizio in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due militanti di estrema destra, oltre che motivo di grande angoscia per la sua famiglia, dopo mesi di oblio, è diventato prima un caso mediatico, quindi l’ennesimo terreno di scontro politico.
Naturalmente uno dei primi a sparare ad alzo zero è stato l’onnipresente Salvini, impegnato a superare a destra l’alleato Meloni ogni volta che se ne presenti l’occasione. Con le solite modalità politicamente scorrette che tanto piacciono alla parte più becera del suo elettorato, il Ministro delle infrastrutture ha messo temporaneamente in pensione il tormentone “prima gli italiani” per scaricare sulla nostra connazionale un po’ di sana propaganda sui centri sociali, perché l’ignoranza è un bene prezioso da coltivare tutti i santi giorni. Poco o nulla ha detto sull’Ungheria e sul mancato rispetto dei diritti civili del governo Orban, aggiungendo un bel “mi dispiace ma non sono affari miei” sulle condizioni di detenzione e sugli altri abusi denunciati dai media e, come se non bastasse, ha rincarato la dose con un bell’anatema sul futuro lavorativo della Salis al suo rientro in Italia.
Per screditare ulteriormente la nostra connazionale agli occhi dell’opinione pubblica e agevolarne la conseguente condanna morale, Salvini come fa spesso ha usato la tecnica delle mezze verità, ricordando un vecchio episodio, la contestazione presso un gazebo elettorale della Lega, dalla cui denuncia era scaturito un processo a carico anche della Salis poi conclusosi con una assoluzione piena.
Quanto appena scritto su Salvini non sorprende ed è tutt’altro che una novità. Il leader della Lega è un disco rotto che anche i bambini hanno imparato a memoria. Quello che stona e preoccupa è ascoltare questi discorsi, così come altri più o meno sulla stessa linea pronunciati da esponenti della maggioranza, mentre in Germania proprio in queste settimane abbiamo visto decine di migliaia di cittadini tedeschi scendere in piazza contro l’AFD, la destra vicina ai gruppi neonazisti, solo per ricordare a tutti che l’antifascismo non è negoziabile in nessun modo.
Opporsi ai totalitarismi, compresi quelli che come fantasmi, qualcuno vorrebbe riesumare dalla soffitta non è né un reato, né una colpa. Semmai una imprescindibile necessità.
La redazione
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Marco Riccioli | Le donne di Sapa