Witness Journal 138

#WJ138, Il nuovo numero con i lavori di Catwithacamera, Stefano Corso, Giampietro Carli, Sebastiano Bellomo, Barbara Gioga, Marioluca Bariona, Matteo Bergami, Federica Filippi e Luca Greco.

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#WJ138, Il nuovo numero con i lavori di Catwithacamera, Stefano Corso, Giampietro Carli, Sebastiano Bellomo, Barbara Gioga, Marioluca Bariona, Matteo Bergami, Federica Filippi e Luca Greco.

Il vaso di Pandora

Come era facile prevedere, in questi primi mesi di governo a guida Meloni abbiamo già sentito esternazioni dal sapore più o meno velatamente fascista su diversi temi. Per esempio, il Presidente della Camera Ignazio La Russa non ha resistito alla tentazione di farsi beffa una volta di più del suo più grande problema, ossia la storia, in occasione dell’anniversario dell’eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine. Durante un’intervista radiofonica, senza dirlo esplicitamente, ha lasciato intendere che la responsabilità ultima del massacro sarebbe dovuta ricadere sui GAP, autori dell’attentato di via Rasella, poi pretesto per la sanguinosa ritorsione tedesca. Un falso storico in piena regola, usato per cercare di demolire una volta di più la memoria della Resistenza.

Quella di La Russa non è stata l’unica nota stonata suonata da questo governo ma solo una delle più rumorose perché uscita dalla bocca della seconda carica dello Stato. In tutti questi mesi un quotidiano rumore di fondo, fatto di esternazioni razziste, sessiste, revisioniste o di altro genere ci ha fatto compagnia. Basti ricordare le uscite di Marcello De Angelis, incredibilmente nominato responsabile della Regione Lazio, o le sparate di tale Joe Formaggio, secondo cui la maggioranza dei veneti dovrebbe avere la pelle bianca. E poi c’è Donzelli che in questo gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, apre un procedimento disciplinare sul suo collega di partito al grido di “no razzismo”, pochi giorni dopo aver difeso la libertà di espressione di quella che al momento è la vera superstar di questo revival del pensiero fascista, ossia il generale Vannacci.

Detto che non troviamo né sorprendente, né casuale, il fatto che chi abbia scoperchiato il vaso di Pandora sia un rappresentante delle Forze Armate, vale la pena soffermarsi non tanto sul pensiero di questo personaggio, forgiatosi al comando di reparti come Col Moschin e Folgore, ma sull’effetto che il suo libro già divenuto un best seller, ha avuto sui suoi accoliti. Dopo lo scoppio del caso, sui social è stato tutto un fiorire di post #iostoconvannacci, assurto a eroe per il solo fatto di aver detto, senza mezzi termini, di essere contrario agli stranieri, in particolare quelli dalla pelle scura, di reclamare il suo diritto all’odio, e altri vaneggiamenti imbarazzanti come quelli sull’orientamento sessuale.

Il ministro Salvini, suo sostenitore della prima ora, ha fatto riferimento implicito all’articolo 21 della Costituzione, a volte torna utile, per correre in pubblico soccorso del Vannacci; molti hanno fatto altrettanto sui social dimenticandosi per comodità di altri articoli della nostra costituzione come per esempio il numero 3, che per altro viene prima del 21 e inizia con parole chiarissime “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”

Per quanto tempo ancora queste persone tralasceranno di occuparsi delle vere necessità del paese, cercando di confondere gli italiani con uscite roboanti “In Italia i poveri mangiano meglio dei ricchi”, per nascondere la propria inadeguatezza ai compiti che li attendono?

La redazione



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