Witness Journal 133
#WJ133, ultimo numero del 2022 con i lavori di Alcides Daviel Portal Alfonso, Fabio Fasiello, Maurizio Di Pietro, Nias Zavatta, Daniele Napolitano, Gianluca Uda e Luca Daniele.
Obiettivo 2023
Prima di presentarvi i contenuti di questo numero, cui spetta il compito di salutare senza troppi rimpianti gli ultimi dodici mesi, permettetemi di ricordarvi che il modo migliore per garantirvi un altro anno di WJ è aderire alla campagna di tesseramento 2023. Con solo 10 euro, lo stesso contributo che chiediamo da quando siamo nati, sosterrete, oltre che questo magazine anche tutte le attività che puntualmente organizziamo ogni anno: mostre, workshop, progetti sociali, Closer, il nostro festival e tante altre iniziative. Sostenerci non vuol dire solo aiutarci con un piccolo contributo economico ma, soprattutto, entrare a far parte di una rete di persone che hanno a cuore la fotografia, l’informazione e, perché no, una certa visione del mondo.
La storia che apre questo numero 133 viene da Cuba e, una volta tanto l’autore è un fotografo nato e cresciuto nell’isola caraibica. Immagini profonde, lontane dai cliché in cui inevitabilmente cascano molti autori che non conoscono la storia e le radici della cultura cubana. Immagini in bianco e nero che raccontano la vita e le tradizioni delle comunità agricole dedite alla coltivazione del caffè.
Fabio Fasiello ci racconta le vicende di Rafeal Cordero, profugo venezuelano che dopo un lungo viaggio arriva in Italia, a Roma, dove, dopo mesi passati dormendo per strada nei pressi della stazione Termini, grazie all’aiuto degli occupanti di viale delle province 198, trova un tetto sotto cui dormire e, soprattutto, uno spazio in cui aprire una biblioteca popolare Piccolo mondo. Una storia di solidarietà e resilienza.
Maurizio di Pietro affronta un tema difficile come la morte, raccontando gli ultimi anni di vita di una coppia di anziani. Una storia d’amore e di dolore che ci offre la possibilità di riflettere sul fine vita e sul nostro rapporto con esso, attraverso una serie di fotografie delicate e potenti al contempo
Nias Zavatta ci porta nel sud del Cile a conoscere il popolo Mapuche dell’Araucanìa e la loro cultura incentrata sul rapporto con la terra, intesa come le pagine viventi di una storia non scritta. Una prospettiva assai diversa da quella del mondo occidentale che merita almeno una riflessione soprattutto ora che il pianeta inizia a presentarci il conto di un approccio, il nostro, basato essenzialmente su uno sfruttamento indiscriminato.
Boxe contro l’assedio, di Daniele Napolitano, è una storia di resilienza e speranza in un territorio, la Palestina occupata, dove la situazione geopolitica nega alla popolazione alle cose più piccole. Eppure in qualche modo le persone, specialmente i più giovani, trovano il modo di organizzarsi e costruirsi spazi di incontro e aggregazione con il supporto di una ONG italiana, il CISS.
The net, che in questo caso è la rete antizanzare, sono il simbolo di un’epidemia ricorrente, la malaria che nel 2020 ha causato la morte di oltre seicentoquarantamila persone, il dodici percento in più rispetto all’anno precedente e ciò a causa delle interruzioni delle cure avvenute durante la pandemia.
Con l’ultimo servizio di questo numero torniamo in Italia e, attraverso il reportage Luca Daniele, ci occupiamo di sfruttamento e immigrazione. Nella pianura di Gioia Tauro si concentra un gran numero di lavoratori delle filiere agricoli, stagionali e non, che vivono in baraccopoli, spesso prive dei servizi essenziali che però rappresentano l’unico modo non solo per avere un tetto sotto cui dormire ma anche per sviluppare quella quotidianità e relazioni indispensabili per una vita degna di questo nome.
La redazione