Witness Journal 129
#WJ129, il nuovo numero del magazine con i lavori di Alessio Coser, Federica Lamagra, Andrea Aversa, Monica Pittaluga, Valentina De Santis, Nicola Congia e Federica Nenci.
Le buone notizie
In uno scenario da terza guerra mondiale, fino a pochi mesi fa inimmaginabile, è difficile non solo prendere posizione ma anche fare analisi su una crisi globale che non è più solo socioeconomica ma anche geopolitica, come dimostra l’invasione russa dell’Ucraina.
Di fronte a tutto ciò, Il senso e l’obiettivo del nostro giornale deve restare, oggi più che mai, quello di dare spazio e visibilità alle buone pratiche e alle piccole storie che raccontano nuovi modelli sostenibili e antitetici a quello della globalizzazione folle messa in essere a partire dagli anni novanta con l’obiettivo di distribuire meglio beni e ricchezza ma che di fatto ha aumentato la sperequazione tra il Nord e il Sud del mondo. Peggio ancora, il lavoro del WTO e del FMI, tra le altre cose ha fornito una spinta fortissima a un ulteriore aumento della pressione antropica sul pianeta, accelerando ulteriormente il fenomeno del riscaldamento globale e le sue conseguenze che, ora che sono sotto gli occhi di tutti, nessuno o quasi si azzarda più a mettere in dubbio.
Per questo è importante pubblicare storie come quella raccontata da Alessio Coser che dimostrano che cambiare strada si può, conviene, fa bene alla nostra salute, a quella della nostra comunità e anche all’ambiente. La speranza, specie per un Paese come il nostro che ha la più grande biodiversità al mondo, è che progetti di questo tipo si moltiplichino in modo indipendente, generando nel loro insieme una piccola rivoluzione.
La seconda storia di questo numero parla di solidarietà, accoglienza e integrazione e ci riconduce alla politica e alla levata di scudi della destra per la proposta di legge sullo ius scholae appena giunta in parlamento. Ovviamente, guai a parlare di razzismo, meglio parlare di difesa degli italiani: la sublimazione dell’ipocrisia politicamente rende molto di più.
Dopo un viaggio nel limbo cubano, sempre sospeso tra una rivoluzione riuscita a metà e un futuro difficile da definire, quello che ci offre Monica Pittaluga è un viaggio nel dolore di chi ha una malattia terminale. Una riflessione importante sul tema ineluttabile della morte che però non può non ricordarci che stiamo tutti ancora aspettando una legge sul fine vita che dia la possibilità a chi soffre di porre autonomamente un termine al proprio calvario.
Se la storia raccontata da Valentina De Santis, ci ricollega a un altro tema centrale per il futuro del nostro Paese, ossia lo spopolamento delle regioni più interne delle isole, così come già avvenuto per la gran parte della dorsale appenninica, il breve viaggio in Himalaya proposto da Nicola Congia, racconta un luogo unico, una cultura e una comunità che cerca di resistere alla crescente pressione turistica così come al progressivo sfruttamento del suo territorio, alla ricerca di un equilibrio difficile ma non impossibile.
Questo numero si chiude infine con un’altra bella notizia come quella di Casa Clementina, una struttura che si occupa delle persone diversamente abili, aiutandoli ad aumentare la propria autonomia, la socialità e l’indipendenza. In una parola: dando loro una prospettiva di futuro.
Amedeo Novelli