Witness Journal 115

Da Sarajevo alla Germania al giardino zoologico di Roma e l'acquario di Genova passando per la Calabria. Uomini e animali nel viaggio fotografico proposto dal numero di settembre della rivista

Forte urbano 15
Foto di Mirco Fiorini

Ricominciare

La pandemia, il conseguente lockdown e l’attuale incubo di una seconda ondata sono tutti elementi che hanno stravolto le nostre vite, rendendole ancora più complicate e che ci hanno lasciato in eredità molte più incertezze e dubbi sul futuro in ogni ambito, compreso quello connesso alla fotografia e al fotogiornalismo in particolare. Giusto fare riflessioni su questi nuovi scenari ma ancora più importante è ragionare su come organizzarsi per riprendere in mano quel filo interrotto a fine febbraio. Mentre il nostro magazine è riuscito in questo mesi a continuare il suo percorso regolarmente, il Covid-19 ha temporaneamente “bloccato” quasi tutte le attività dell’associazione e non per nostra scelta ma per rispettare le regole imposte di volta in volta dal governo per gestire la tragica emergenza sanitaria che ha spazzato via così tante vite.

Oggi, nonostante il pericolo non sia del tutto alle spalle, WJ sta tentando di riprendere esattamente da dove ci eravamo fermati. E’ quindi di nuovo in partenza il corso di fotografia realizzato a Milano insieme a Ri-Scatti e al Comune di Milano destinato a persone che si trovano in difficoltà e ai margini della società; sta finalmente per andare in mostra al PAC il progetto sulla prostituzione realizzato insieme a Lule e a Visual Crew, così come ha ripreso a girare la macchina di Closer che per quanto riguarda l’edizione 2020, sarà ospitata in mostra insieme a quella di quest’anno all’interno di un contesto e di un programma ancora più esteso che nelle appuntamenti precedenti.

Anche se le regole sul distanziamento sociale sono senza dubbio un problema in più da risolvere nell’organizzazione di progetti ed eventi come quelli appena citati, siamo sempre più convinti che il gioco valga la candela e che ci sia ancora più bisogno di impegno ed energie per cercare di aiutare chi, dopo la pandemia, si trova sempre più ai margini e in difficoltà. Il Covid-19, infatti, non ci ha reso affatto migliori e, soprattutto, ha dilatato ulteriormente la disuguaglianza sociale, generando nuovi poveri e nuova emarginazione.

Documentare questo pezzo di storia contemporanea, così come continuare a utilizzare la fotografia sociale non solo per denunciare ma anche per dare un aiuto concreto e tangibile a chi si trova in difficoltà è per noi, oltre che un obbligo morale, la ragione principale per stare insieme in questo progetto, sempre in cerca di nuove idee e di persone che le possano portare avanti, trasformandole in azioni concrete.

La redazione

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Una rosa a Sarajevo 1