E’ online WJ 101, primo numero di questo 2019 che inizia con una bella novità per soci e lettori. Con Wj101, infatti, debutta il nuovo formato della rivista, graficamente simile al precedente ma con nuove funzionalità, maggiore adattabilità ai device mobile e una maggiore accessibilità dei contenuti. Con questo nuovo format abbiamo rinnovato anche l’archivio (raggiungibile da WJ Magazine ⇨ archivio arretrati ⇨ archivio) più semplice da consultare e dove verranno presto caricati tutti i numeri arretrati della rivista permettendo ai soci (attraverso user e password che saranno mandate via mail) di scaricare il PDF o leggerlo direttamente on line. Piccoli cambiamenti che comunque hanno comportato una grande mole di lavoro per la nostra Redazione. Per l’impegno e la passione messe in campo in questo restyling, tutto il nostro gruppo di lavoro ringrazia di cuore Margherita Venanzini che è riuscita in questa piccola grande impresa. Questo numero 101, infine, è dedicato ad Antonio Megalizzi e a tutta la redazione di EuroPhonica.
Quota 49
Prima di scrivere ciò che state leggendo avevo preparato un pezzo dedicato ad Antonio Megalizzi con l’obiettivo di rendere omaggio a questo sfortunato collega e, soprattutto, di far capire l’importanza di un progetto come EuroPhonica che pur con tutte le differenze del caso, analogamente al nostro, insegue l’utopia di un’informazione lontana dai modelli mainstream in funzione di un’idea di giornalismo differente, più vicina alle persone cui si rivolge.
Oggi, constatando il permanere dello stallo politico europeo sulla questione dei 49 migranti salvati in mare dalle due imbarcazioni delle ONG tedesche, Sea Eye e Sea Watch, a torto o a ragione mi sono convinto che il modo migliore per ricordare Antonio fosse parlare di questa vicenda che non si svolge solo al largo delle coste di Malta ma soprattutto nelle stanze del potere a Bruxelles così come a Strasburgo, Roma, Parigi o Berlino, le stesse di cui EuroPhonica narra le cronache politiche.
L’immagine di una Unione Europea che non è in grado di gestire le sorti di 49 persone, garantendo loro almeno un approdo temporaneo, è l’immagine di un fallimento senza precedenti, lo specchio di un sistema malato, di una politica ostaggio di quegli stessi sovranismi che la nascita della comunità politica europea avrebbe dovuto sopprimere per sempre e che invece è riuscita addirittura a resuscitare. Sebbene non ci sia bisogno di una calcolatrice per capire che la redistribuzione di 49 migranti tra 28 stati membri non dovrebbe rappresentare né un problema economico, né uno di sicurezza, ma solo ed esclusivamente ciò che è, ovvero un’emergenza umanitaria, la paralisi politica che abbiamo davanti agli occhi racconta una Europa molto diversa, fatta di paure, divisioni e conflitti e sempre più lontana da quei principi su cui credevamo fosse fondata e da cui dovremmo probabilmente ripartire. Perché l’idea di Europa in cui credeva Antonio non è né superata, né sbagliata ma semmai è solo clamorosamente incompiuta.
Amedeo Novelli
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