Stare insieme
Chi mi conosce sa che non sono molto incline a feste e celebrazioni. Saranno le origini liguri ma di solito sfuggo a questo genere di situazioni. Talvolta però bisogna fare delle eccezioni e l’uscita del numero 100 di Witness Journal è sicuramente una di queste. Quello che state per leggere è un numero speciale, celebrativo appunto, che ripercorre letteralmente dodici anni di vita, non solo di Witness Joiurnal, ma soprattutto delle persone, redattori, collaboratori e autori, che hanno fatto sì che un magazine a dir poco sui generis, sopravvivesse così a lungo. L’idea è dunque quella di ripercorrere questa lunga strada, condividendo ciò che i nostri lettori non sanno, ovvero il dietro alle quinte di questi primi 100 numeri, nel bene e nel male.
Sebbene l’esperienza di WJ non possa essere messa sullo stesso piano delle redazioni “vere”, le stesse da cui provenivo quando ho avuto l’idea di fondare un giornale online dedicato al fotogiornalismo e basato su un modello partecipativo, anche nel nostro caso dietro al percorso fatto per arrivare fin qui, ci sono storie e vicende che parlano di passione, ingenuità, sogni ma anche di momenti difficili, errori e grandi difficoltà, umane ed economiche. Credo che a 100 numeri di distanza dalla prima uscita, datata giugno 2007, il miglior modo per rendere omaggio all’impegno profuso da così tante persone, quasi sempre senza alcun compenso, sia proprio raccontare a grandi linee non solo i contenuti del nostro magazine ma anche tutte quelle vicende di vita che ne hanno determinato alti e bassi in questi dodici anni. Così ho deciso di raggruppare tutta la storia di WJ in dieci capitoli ,ciascuno composto da altrettanti numeri del giornale, accompagnando la loro presentazione sempre con due elementi: una breve descrizione di cosa succedeva in redazione e al gruppo di lavoro e un piccolo riassunto degli avvenimenti principali verificatisi nello stesso lasso di tempo della pubblicazione dei numeri di WJ. Spero sia un modo utile per capire quanto l’idea di stare insieme, partecipare e fare rete, che è alla base di Witness Journal sia ancora oggi un valore politico importante, fondamentale, soprattutto all’interno di un modello “globale” come quello in cui viviamo.
Personalmente non mi auguro altri 100 numeri, ma so con una buona dose di certezza che quello che state per leggere non sarà il capitolo conclusivo della storia ma semmai una sorta di passaggio del testimone alla prossima generazione di idealisti, convinti come me, che fare informazione e cultura sia l’unico antidoto contro un modello di società sempre meno inclusiva e sempre più incline all’individualismo.
Grazie a tutti, lettori, redattori e autori per aver dato forza a questa pazza idea che WJ rappresenta.
Amedeo Novelli
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