Fotografie di Patrizio Broggi. Testo a cura di Laura Misuraca e Patrizio Broggi
Sabato 29 maggio si è tenuta una manifestazione non autorizzata a difesa del Centro Sociale Autogestito Il Molino. Dopo un “sit in” nella piazza di Lugano, è partito un corteo lungo le vie della città, mentre a qualcuno è venuta l’idea di occupare simbolicamente un edificio disabitato. Dopo aver appeso degli striscioni per ricordare l’autogestione, i manifestanti si son ritrovati in giardino e in strada, cantando e ballando. Durante la sera però, la polizia (in tenuta antisommossa) ha accerchiato i manifestanti senza lasciarli più passare e, ad alcuni isolati da lì, altri poliziotti hanno effettuato la demolizione del CSOA con l’ausilio delle ruspe.
Il municipio ha deciso di risolvere così la questione, demolendo e cancellando ben 25 anni di vita e autogestione dello spazio. Quella dell’ex Macello, infatti, era l’ultima sede del Centro Sociale occupata nel 2002 – con una convenzione ratificata dal Comune e sostenuta dallo Stato -, ma in realtà si trattava della continuazione della prima esperienza di autogestione nel 1996, quella nella sede degli ex Molini Bernasconi di Viganello. Negli ultimi mesi, però, il Municipio di Lugano aveva emesso una decisione di sfratto poiché nell’area dell’ex Macello è prevista tra tre anni la costruzione di un centro culturale e, vista l’opposizione degli attivisti, ha deciso di sgomberarlo. La manifestazione del 29 maggio voleva dimostrare un’opposizione a questa decisione.
Il tema dell’autogestione a Lugano nasce negli anni ’70, con esperienze fatte di chiusure, spostamenti e contrasti, ma parte della società civile si oppone a questa politica violenta e senza scrupoli, come ha dimostrato scendendo in piazza per l’altra grande manifestazione (non autorizzata) di sabato 5 giugno. Nel frattempo, alcune denunce alla magistratura hanno messo sotto accusa quanto avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 maggio. L’area demolita è stata posta sotto sequestro e l’operato del Municipio e della polizia sarà valutato dalla magistratura.
Di certo, chi credeva che con le ruspe avrebbe risolto il problema si sbagliava di grosso.
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