Foto e testo di Gianluca Uda
Il gigante Sud Americano, il Brasile, sembra essere caduto vittima della pandemia legata al COVID-19. Il nuovo Corona Virus… così che da più di due mesi aprono i telegiornali locali, stilando il bollettino dei decessi e dei contagi.
Il numero di vittime ha superato quelle del Regno Unito, ad oggi si contano più di 40.000 decessi e oltre 860.000 contagiati. Le stime purtroppo non corrispondono al reale numero di morti e contagiati, questo perché i tamponi non vengono fatti a tutti quanti e molto spesso i malati di Covid si curano senza però essere sicuri di aver contratto il virus, molti decessi vengono classificati come crisi respiratorie senza indagare sulle reali cause.
Purtroppo il numero reale è ben maggiore, una bomba ad orologeria che sta per esplodere e trascinare con se le fasce più povere ed emarginate del paese Latino. Sono loro, gli abitanti delle favelas, gli Indios, i ragazzi di Strada a subirne maggiormente le conseguenze legate alla pandemia. Gli ultimi del Brasile molte volte sono sprovvisti di assicurazioni sanitarie o supporti economici solidi per affrontare l’emergenza.
Una forte responsabilità, di tutto questo, è del presidente Jair Bolsonaro che ha sempre negato la pericolosità del virus ostacolando con forza il lavoro dell’OMS e della comunità medico scientifica nazionale ed internazionale.
In poco meno di un mese il Brasile ha visto il ritirarsi di due ministri della salute, questo perché non collaboravano con la politica negazionista di Bolsonaro. I prefetti dei vari stati Brasiliani hanno indetto dei lokdown preventivi, disubbidendo di fatto al volere di Bolsonaro, ma purtroppo ne questi ne la quarantena preventiva è stata sufficiente per arginare la pandemia.
Questo perché la maggior parte della popolazione Brasiliana vive giorno per giorno, il mercato del lavoro, già in forte crisi, non permette al Brasiliano medio di poter restare in casa senza un rientro economico.
Lo stato sta elargendo 600 real al mese, circa duecento euro, alle fasce più vulnerabili ma questo purtroppo non è sufficiente per garantire la sopravvivenza delle famiglie beneficiarie e forse un giorno questi soldi li rivorrà anche indietro.
Una situazione difficile che vede San Paolo e Manaus le città con più alto numero di morti, gli ospedali sono quasi tutti al collasso e la crisi economica sta iniziando a dare i suoi primi effetti. I generi di prima necessità stanno aumentando di prezzo, la popolazione sembra divisa, la parte più benestante del paese sta con il presidente mentre la popolazione che vive la pandemia con grande difficoltà vorrebbe una risoluzione da parte dello stato, risoluzione che ancora tarda ad arrivare.
Un paese che purtroppo si sta frantumando, una nazione che già doveva fare i conti con la sua storia non troppo semplice fatta di violenza e netti contrasti sociali.
Una nazione che sta vendendo gran parte del suo patrimonio ambientale alle grandi multinazionali, e dove un presidente cieco sta portando in rovina il cuore latino del Sud America.