Un anno di Casa Jannacci #4

Arte e fantasia nei laboratori per gli ospiti

Di Andrea Mancuso / Foto di Andrea Mancuso

Il laboratorio d’arte è un progetto di più incontri organizzato da Casa Jannacci rivolto agli ospiti della struttura come momento di svago, di interazione, un percorso verso l’autostima riscoprendo la propria manualità, la fantasia, l’immaginazione.

Arrivo giusto in tempo per l’inizio del laboratorio. Le persone sono sedute in cerchio sulle sedie, in mezzo alla stanza due ampi tavoli disposti ad una distanza tale da poterci girare attorno. Accanto alla parete su un tavolino bianco sono appoggiati accuratamente barattoli di colore, pennelli, spugne. Sono studentesse le tre ragazze che tengono il laboratorio, hanno presentato il progetto tramite la loro università. Una di loro mi introduce ai partecipanti, così che io possa presentarmi. L’atmosfera è rilassata, nessuno dei presenti ha problemi nel farsi fotografare, sono divertiti e incuriositi da me e dalla mia macchina, soprattutto del fatto che siano loro i protagonisti degli scatti.

Collaborazione

Non è la prima lezione quella a cui assisto. Per terra vengono disposti i disegni della settimana precedente, così che tutti possano vederli. Nel commentarli vengono fuori le speranze, le paure di chi li ha disegnati. Un lavoro su di sé. Questa volta non ci saranno disegni individuali, ma collettivo. Viene mostrato un foglio bianco abbastanza grande da coprire il tavolo, sottile ma robusto da poterlo accartocciare senza che si possa strappare. Con stupore e divertimento le persone venono invitate a stropicciare il foglio di carta, per poi stenderlo sul tavolo. Dovranno colorarlo insieme, con lunghe pennellate, libere senza forme, scegliendo i colori che preferiscono. Forografo. Sono in cerchio, nessuno disturba l’altro, si confrontano, si spostano da un lato all’altro, si fermano ogni tanto ad ammirare, per prendere ispirazione mentre interagiscono fra loro come una squadra. Sono adulti, uomini e donne, italiani e stranieri. Compagni, come una squadra. L’esercizio finisce, il foglio è tutto colorato. Mentre lo lasciano riposare vengono ritirati i pennelli per essere lavati e pronti per la seconda parte. Viene chiesto cosa hanno provato, le loro sensazioni.

Doppia veste

Nel frattempo una ragazza si presenta ed iniziamo a parlare. Mi racconta di sé, della sua vita, di come si trova da quando è entrata in Casa Jannacci, delle sue giornate, le persone che incontra, di quelle che la seguono nel suo percorso. Mi fa da cicerone mostrandomi il laboratorio e la stanza adiacente. L’ascolto interessato, lei non lo ricorda, ma ci siamo già incontrati qualche anno prima, in un altro posto, in un altra veste. Oggi da fotografo di Witnsess Journal, allora da volontario per un’altra associazione. Era ospite di una struttura temporanea, fatta di container, bagni rotti, senza assistenza sanitaria. Avevamo un camper con un medico, la macchina fotografica e due giornalisti per denunciare la situazione. Anche allora si rivolse a me raccontandomi la sua storia. Il suo tono era rassegnato, senza entusiasmo. Seduta su una sedia con lo sguardo basso e gli occhi spenti, mentre aspetta il suo turno per essere visitata dal medico. Un’istantanea che ho negli occhi così lontana dal presente. Quella che ho davanti adesso è un’altra persona. Viva e felice, sopratutto c’è una parola che allora non fu mai pronunciata, che racchiude in sé speranza, la parola è futuro. Penso quanto poco ci voglia per restituire umanità alle persone, rispetto per se stessi.

Attività alla cieca

Vengo destato dall’avviso di una delle tre studentesse, è venuto il momento della seconda parte del laboratorio. Ci si divide a coppie, una persona deve bendarsi e lasciare che l’altra le guidi la mano su un foglio bianco posto sull’altro dei due tavoli. Sono tutti incuriositi e divertiti all’idea. Mentre disegnano, nessuna coppia intralcia l’altra, anzi ci si aiuta rispettando tempi e spazi. Piano piano il foglio bianco prende colore. È un esercizio di fiducia e di collaborazione. Fotografo. Mai come adesso sono così affiatati. Il tempo è giunto al termine, il foglio non conserva un solo angolo che non sia stato accarezzato da un pennello. Ci si racconta gli stati d’animo, come ci si è trovati, l’atmosfera che si respira è carica. La settimana successiva commenteranno i due lavori prodotti oggi. Aiuto a mettere a posto, ringraziando per avermi dato l’opportunità di essere presente e di aver vissuto insieme a loro questa esperienza. Li saluto mentre ci dirigiamo fuori dalla stanza. Cammino insieme alla ragazza, arrivati al bivio ci salutiamo e con lo sguardo la seguo fino a che non svolta l’angolo del corridoio uscendo dalla mia vista. Mi dirigo verso l’uscita felice di questo inaspettato incontro. Ringrazio dentro di me Casa Jannacci per ciò che è riuscita a fare per questa persona. Mi torna in mente quella parola, futuro.