Un anno di Casa Jannacci #12

La prima diffusa della Scala

Di Andrea Mancuso / Foto di Andrea Mancuso

Fa freddo ed è buio, potrebbe essere notte inoltrata per la strada, invece sono solo le 18.00. Mentre fumiamo l’ultima sigaretta ci accorgiamo del fermento già dalle scale esterne. Gli ospiti stanno rientrando prima e insieme a loro anche persone che non abitano la struttura. Entriamo e salutiamo, siamo di casa ormai, ci dirigiamo da soli verso il salone relax.

Il sipario si alza

Un maxischermo è montato in fondo alla sala, fila di sedie pieghevoli posizionate ordinatamente ne riempiono lo spazio, sul lato sinistro accanto all’entrata i tavoli sono allestiti con bevande e panettoni da distribuire. Le luci al neon sono spente, le uniche illuminazioni arrivano da quattro lampade posizionete su ogni lato del rettangolo del salone. Guardo le persone sedute e quelle che stanno ancora entrando cercando un posto libero dove sedersi. Nello stesso momento, in un altro luogo, altre persone stanno cercando posto o sono sedute su delle poltrone in platea o in uno dei settantanove palchi della Scala di Milano. Questa sera va in scena l’Attila di Giuseppe Verdi che aprirà la stagione lirica del Teatro. Questa sera il maxischermo porterà la Scala a Casa Jannacci.

Si comincia. Le immagini scorrono sullo schermo, l’audio è così perfetto da poter immaginare di essere fra il pubblico del teatro se si chiudono gli occhi, e chissà se qualcuno non lo stia facendo davvero, al buio. Fotografiamo, cercando qualsiasi punto di luce che possa aiutarci. Mi muovo senza far rumore ai lati della sala, nel corridoio centrale fra le fila di sedie, osservo e ascolto. Non vola una mosca, nessun bisbiglio. Gli occhi sono attenti a quello che succede sullo schermo quasi rapiti. Anche i dipendenti della Casa, inizialmente presi dalle loro mansioni, piano piano si avvicinano e immobili osservano, ascoltano. Ogni tanto un fascio di luce si disegna sul pavimento dal fondo della sala, è la porta che si apre per far entrare i ritardatari. C’è il tempo per una breve pausa, tra un atto e l’altro vengono distribuiti fette di panettone e bevande mentre si commenta, ci si appassiona.

Cala il sipario

Quando i soldati romani irrompono nell’accampamento barbaro e Odabella trafigge a morte Attila, vendicando l’uccisione del padre, mettiamo via le macchine fotografiche. Il nostro compito sta per finire, come l’opera sullo schermo. Questa sera a Casa Jannacci è andata in scena l’arte in tutto il suo splendore, sulle note di “tu rea donna” usciamo dalla sala, camminiamo su uno dei due corridoi esterni ancora rapiti. Abbiamo aperto l’anno con la Civica orchestra fiati di Milano, lo chiudiamo con l’opera di Verdi. Ancora qualche stretta di mano prima di giungere all’uscita. Un buon Natale, un sorriso, un abbraccio, buona vita. Sempre.