Ultimo treno per Bucarest

Bozza automatica 412

Foto e testo di Andrea Tedone

Le colonne di Ucraini in fuga dal loro paese sono ormai un’immagine a noi comune, quasi banalizzata. Le loro fughe in Romania, Polonia, Moldavia, sono state raccontate ovunque.

Resta da chiedersi cosa fanno una volta superato il confine. Sono sì in salvo dalla guerra, ma dove vanno? Non sempre c’è qualcuno pronto ad ospitarli e non resta altro da fare se non allontanarsi il più possibile dal confine.

I profughi ucraíni che entrano in Romania dalla porta di Siret vengono accolti a Suceava, primo paese oltre la frontiera e nell’Unione Europea. Nei paesi di confine rumeni la dinamica dello shock si è trasformata in routine, con la macchina dell’accoglienza che dopo l’ondata iniziale oggi lavora a basso regime, ma sempre vigile in attesa dei nuovi arrivi. Qui si organizzano, aspettano, decidono dove andare e cercano di contattare altri familiari. Sono famiglie spezzate: solo donne, bambini e anziani.

Nel frattempo ricevono un aiuto immenso tra cibo, vestiti, giochi o puro intrattenimento prima di attraversare i binari e affollarsi alle porte del treno. In una stazione, quella di Suceava, che mai aveva visto così tanta gente tra le sue architetture industriali.

La loro vita extra Ucraina, dopo essersi lasciati alle spalle casa loro, inizia dall’ultimo treno per Bucarest, quello delle 23.30. Da qui in poi tutto è ignoto. 

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