Tutela animale al tempo di Covid-19, l’Acquario di Genova

Il reportage di Alessandro Barile indaga non solo sulla condizione degli animali, bensì anche dei lavoratori del noto parco marino italiano

Tutela animale al tempo di Covid-19, l'Acquario di Genova 21

Di redazione WJ / Foto di Alessandro Barile

Il concetto che il mondo si è fermato durante Covid-19 appartiene solo ed esclusivamente alla sfera umana. La messa in pausa delle attività dell’uomo ha anzi dato respiro al pianeta, lasciando che gli animali, a poco a poco, riprendessero quelle nicchie ecologiche che avevamo loro tolto.

“Abbiamo finalmente visto acque limpide e animali intraprendenti spingersi fin dove, in normali circostanze, non si sarebbero mai avventurati. Pensiamo ai grandi cetacei che hanno sfilato a largo delle nostre coste mostrandosi in tutta la loro magnificenza”, dice Matteo Sommer, veterinario all’acquario di Genova. Il suo lavoro da medico della struttura ligure non si è mai fermato nemmeno ai tempi del lockdown. Mentre fuori gli ospedali impazzivano per ricevere gli infetti da Sars-Cov2, all’interno dell’acquario, veterinari, addetti alla manutenzione delle vasche e biologi marini si impegnavano per mantenere in buono stato di salute pinguini, foche, squali e delfini.

Gli addetti ai lavori hanno spiegato che l’obiettivo primario è sempre stato quello di tutelare gli animali non cambiando le loro abitudini anche se, rivelano alcuni ricercatori, delfini e foche hanno notato l’assenza di pubblico a cui erano soliti abituati mostrando evidenti segni di curiosità. L’impatto maggiore c’è stato sicuramente per il personale dello stabilimento che invece ha subito una riduzione del 50% ed è stato suddiviso in due squadre in modo tale da evitare reciproci contatti prolungati.

Tra gli animali marini di cui l’acquario si occupa ci sono anche i coralli. La curatrice del settore tropicale Silvia Lavorano spiega come anche la salvaguardia dei coralli sia un processo molto delicato in quanto la minaccia del cosiddetto “sbiancamento” sia sempre dietro l’angolo (come segnalato in passato da alcuni addetti del reparto tropicale).

Ciò avviene quando viene meno la simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe unicellulari foto sintetizzanti chiamate zoocanthellae. Il colore dei coralli è dato proprio dall’alga e diventa più vivido in base alla concentrazione dei microorganismi presenti fornendo nutrimento ai polipi. Meno cibo viene fornito e più si assiste a una calcificazione e, appunto, a uno sbiancamento del corallo stesso. Questo fenomeno che si ripete in molte zone delle barriere coralline in varie parti del mondo, mette a rischio un intero ecosistema.