
Di redazione Wj / foto di Renato Ferrantini
Ognuno il proprio quartiere lo conosce bene. Sa che è fatto di rumori, visi noti, vicini amati e meno amati, strade familiari, bambini che giocano, negozi aperti e ormai di fiducia. Che siano grandi o piccoli, che siano estesi in larghezza o che si elevino in altezza, poco importa. Il quartiere è quell’aspetto di una grande città che ci fa sentire a casa.

Eppure qualcosa si è interrotto e solo ora, a distanza di più di due mesi dal famigerato “lockdown”, la vita riprende a serpeggiare nelle piazze e tra i vicoli. Renato Ferrantini ha voluto scrutare e indagare quella porzione di Tufello, il suo quartiere romano, per documentarne l’improvvisa silenziosità. Tutto è cambiato con l’arrivo della Covid-19.

Tutto è cambiato
“Il progetto fotografico è stato realizzato nei mesi di marzo e aprile durante momenti di jogging e nel corso di brevi passeggiate serali”, racconta l’autore. Dalle foto delle strade deserte e abbandonate emergono solitudine e compostezza. Il vuoto attorno ha permesso a Ferrantini di “tornare più volte ai piedi di un edificio, all’ingresso di una piazza o di sporgersi da un cavalcavia per approfondire il senso di vuoto intorno”, racconta.

“I palazzi, con luci colorate che nascono dalle case, sono laboriosi alveari rettangolari; dietro a una sedia vuota, alla giusta distanza sociale, immersi nello spazio più scuro. Le strade appaiono fiumi puliti e silenziosi, le piazze fino a poco tempo prima erano luogo di manifestazione, mentre adesso i lampioni sono gli unici elementi illusoriamente vitali”. Il progretto è stato possibile anche grazie al patrocinio del III Municipio di Roma.
