Veleno invisibile

WJ #117

Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.

Andy Warhol

Dopo la crisi del 2001, l’Argentina, Paese di 2.780.403 km2, mette a disposizione la metà dei suoi terreni per un nuovo tipo di agricoltura: l’agricoltura transgenica. L’epopea della soia ha inizio durante gli anni di governo di Carlos Menem, presidente eletto per due mandati dal 1989 al 1999. Il suo impatto da subito condiziona la vita degli agricoltori che, spinti da facilitazioni economiche per l’approvvigionamento di sementi e mezzi, cambiano il modo di coltivare, mettendo il Paese nelle condizioni di sottostare ai ricatti delle multinazionali.

Nella classifica delle aziende più rapaci svetta quella che ormai è la padrona del Paese, l’azienda statunitense Monsanto. La multinazionale ha costruito parte del suo successo aziendale sulla chimica, oggi valorizzata grazie alle biotecnologie che vengono presentate come tecnologie rispettose dell’ambiente e capaci di lenire gli impatti negativi dei pesticidi.

Gli agricoltori argentini sono, così, stati spinti a triplicare la loro produzione con l’introduzione della soia Ogm di tipo RR e l’utilizzo di nuove macchine per la semina diretta, tecnica che non prevede la lavorazione tradizionale dei terreni e che necessita di terreni secchi, resi tali da irrorazioni continue di agenti chimici come il glifosato.

Quest’ultimo è un diserbante non selettivo, necessario per impedire la crescita di piante infestanti senza ledere quelle i cui semi, appositamente modificati geneticamente, sono invece resistenti all’erbicida. Semi e chimici sono generalmente venduti insieme e creano un introito annuo molto consistente all’azienda statunitense, nonostante nel marzo 2015 l’OMS lo abbia dichiarato pericoloso per l’ambiente e potenzialmente cancerogeno per l’essere umano.

Grazie ai semi Monsanto e all’utilizzo del chimico roundup, la produzione mondiale di soia oggi si aggira sui cinquanta milioni di tonnellate l’anno, rendendo l’Argentina uno dei principali produttori mondiali con ingenti fonti di guadagno per lo Stato.

Ma ci sono conseguenze. Negli anni, l’espansione del business della soia ha portato ad una notevole diminuzione di boschi e foreste: intere aree del Paese sono state disboscate per far largo ai campi con la conseguenza di un uso sempre maggiore di erbicidi. Il loro utilizzo, infatti, aumenta ogni giorno di più per via della resistenza dei parassiti, che per essere eliminati dai campi hanno bisogno di prodotti chimici sempre diversi e sempre più potenti come l’acido 2,4-D e l’acido 2,4,5T. quest’ultimo è meglio noto come Agente Arancio, le cui conseguenze sulla natura e su l’uomo non tardano ad arrivare.

Ad oggi, i danni provocati dagli agrochimici sono arrivati ad essere la prima causa di morte per cancro e leucemie in Argentina. Le associazioni per la tutela ambientale e della salute pubblica stimano che nei prossimi 20 anni il numero possa arrivare a raggiungere la folle cifra di 13 milioni di malati.

Il reportage

Scheda autore

Marco D’Antonio

Veleno invisibile 15

Marco D’Antonio nasce a L’Aquila nel 1978. Inizia la sua carriera professionale nel 1998, appena conclusi gli studi presso la scuola di fotografia Graffiti di Roma. Negli anni viaggia in Europa, Medio Oriente, Asia, Nord Africa e America Latina concentrando i suoi lavori sui problemi sociali, le violazioni dei diritti umani, la povertà, l’ingiustizia e la discriminazione sociale. Nel 1998 pubblica Volti, premiato nella Sezione Fotografia al Premio Annalisa Scafi. Nel 2010 pubblica L’Aquila anno 0 che racconta la vita nella sua città ad un anno dal terremoto del 6 aprile 2009. Sulla stessa tematica è parte insieme ad altri fotografi del volume 32 secondi e del libro edito nel 2010, La città nascosta, che racconta la vita delle nuove generazioni all’interno della zono rossa della città. Alcuni suoi lavori sono stati esposti in mostra a Genova, Milano, Roma, Napoli, Palermo, Berlino, Parigi e Londra.

Fotocamera: Fuji x Pro 2
Obiettivo: Fuji 17-55 f2.8

English version

The concealed poison

Pictures by Marco D’Antonio.

Text by Marco D’Antonio and Stefano Pontiggia

I think having land and not ruining it is the most beautiful art that anybody could ever want.

(Andy Warhol)

After the economic crisis of 2001, Argentina, a country of 2,780,403 km2, has made half of its land available for a new type of agriculture: transgenic agriculture. The soybean epic began during the government years of Carlos Menem, president elected for two mandates between 1989 and 1999. Its impact immediately affected the lives of farmers, who, driven by economic facilities for the supply of seeds and equipment, changed the way they cultivated, putting the country in a position to be subjected to the blackmail of multinationals.

In the ranking of the most rapacious corporations, stands out the one that is now the mistress of the country, the U.S. company Monsanto. The multinational has built part of its business success on chemistry, now enhanced thanks to the biotechnologies, which are marketed as environmentally friendly and able to alleviate the negative effects of pesticides.

Argentinian farmers have thus been pushed to triple their production with the introduction of RR soybean Ogm type and the use of new machines for direct sowing, a technique that does not involve traditional tillage and requires dry soil, made such by continuous spraying of chemical agents such as glyphosate.

The latter is a non-selective herbicide, necessary to prevent the growth of weeds without affecting those whose seeds, genetically modified, are instead resistant to the herbicide. Seeds and chemicals are generally sold together and generate a very substantial annual revenue to the U.S. company, although in March 2015 the WHO declared them dangerous for the environment and potentially carcinogenic to humans.

Thanks to Monsanto seeds and the use of the chemical roundup, world soybean production is now around fifty million tons per year, making Argentina one of the world’s leading producers, with substantial income for the state.

However, there are consequences. Over the years, the expansion of the soybean business has led to a significant decrease in forests and woodlands: entire areas of the country have been deforested to make way for fields, resulting in an ever-increasing use of herbicides. Their use, in fact, is growing more and more every day due to the resistance of parasites, which need different and increasingly powerful chemicals such as 2,4-D acid and 2,4,5T acid to be eliminated from the fields. The latter is better known as the Orange Agent, whose consequences on nature and population are rapidly gaining ground.

To date, the damage caused by agrochemicals has become the leading cause of death from cancer and leukemia in Argentina. Environmental and public health protection associations estimate that, over the next 20 years, the number could reach the crazy figure of thirteen million sufferers.