Until I expelled it
WJ #130“Ni una mujer menos, ni una muerta mas”.
“Non una donna di meno, non una morta in più”.
Susana Chavez
L’Argentina ha legalizzato l’aborto nel 2020, grazie alla importante pressione esercitata dalla cd. “marea verde” promossa dal movimento femminista “Ni Una Menos” formato da donne di tutte le età e di differente estrazione sociale, il cui simbolo distintivo è un fazzoletto verde. Secondo il ministero della Salute argentino dopo la legalizzazione dell’aborto sono state registrate 64.164 interruzioni di gravidanza e il numero di cliniche e centri sanitari dove si pratica l’aborto è aumentato, passando da 907 a 1.347 in un anno. Nella provincia di Buenos Aires il numero di comuni in cui si può abortire è balzato dal 38% al 96% nel solo 2020.
Accedere all’interruzione di gravidanza resta ancora oggi in Argentina un terreno insidioso per molte donne e per i medici che lo praticano legalmente. A Tartagal ad esempio, città nella provincia di Salta, Miranda Ruiz, una giovane dottoressa, è stata arrestata per aver praticato un aborto legale a una donna che ne aveva fatto richiesta.
Esistono ancora aborti che avvengono in casa, spesso caratterizzati da disinformazione e uso di metodi “casalinghi”. Tra i più diffusi il prezzemolo, gli aghi da maglia, la cannella, il tè di ruta e le grucce appendiabiti. Tali metodi possono provocare gravi infezioni ed essere fatali per la gestante o provocare disabilità permanenti. L’OMS calcola che gli aborti clandestini, spesso riconducibili a metodi appena citati, sono la terza causa di morte materna nel mondo e la prima in Argentina.
Il lavoro fotografico è ispirato alle esperienze di aborto clandestino raccontate nelle interviste effettuate in questi anni in Argentina. In queste case lo spazio per le parole non c’è, tanto meno quello per il supporto. Gli oggetti quotidiani diventano boia improvvisati, portando via una vita. In queste case il prima fa una grossa differenza con il dopo, se non si muore nel frattempo. In queste case il vuoto è solitario.
Le immagini in cui appaiono corpi femminili sono ricostruzioni sceniche, per rispetto dell’intimità e del contesto in cui sono avvenute queste interviste.