Un corpo ai diritti
WJ #101Dopo quasi 50 anni dalla nascita del movimento LGBT, a Milano il Gay Pride sfila per ritrovare il senso più profondo delle prime rivendicazioni e dare voce a coloro che vivono ai margini.
New York, giugno 1969. Nella notte di venerdì 27, la polizia irrompe, come tutte le sere, allo “Stonewall Inn”, un bar del Greenwich Village notoriamente frequentato da omosessuali in larga parte militanti del “Movimento Omofilo”. La rabbia verso il trattamento per decenni riservato agli omosessuali non può essere trattenuta oltre. I moti di Stonewall sono considerati il momento di nascita del movimento di liberazione gay in tutto il mondo e il 28 giugno è stato scelto come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBT”.
Londra, giugno 1985. La marcia del Pride di Londra è guidata da minatori gallesi in sciopero, che manifestano a fianco del movimento LGBT, in uno spettacolo di solidarietà e sostegno reciproci. I diritti degli uni sfilano accanto ai diritti degli altri, si unificano le lotte.
Milano giugno 2018. Il Pride parte da Piazzale Duca d’Aosta. I colori e i sorrisi si sposano con i marchi delle grandi multinazionali che sponsorizzano la manifestazione. Li si legge ovunque, sulle magliette, sui carri, sulle bottigliette d’acqua. Cos’è cambiato negli anni? Come si è trasformato il Gay Pride? Sentiamo ancora le voci e la rabbia di quei primi moti nei quali il movimento ha radici? Secondo Riccardo, attivista per i diritti LGBT, ci troviamo ormai di fronte a “una manifestazione per omosessuali bianchi, socialmente accettati”. Volontaria del Naga, associazione che, oltre a fornire assistenza legale e sanitaria agli stranieri irregolari, offre supporto a persone che si prostituiscono, Elena racconta “ogni anno cerchiamo di coinvolgere le ragazze che incontriamo sulla strada, ma la maggior parte ci dice di non essere interessata, perché non rappresentata”.
Dall’esperienza di questa e altre realtà attive sul territorio milanese, come CSA Cantiere, nasce la volontà di ritrovare il vero senso del Pride: la rivendicazione dei diritti negati alle persone che vivono costantemente nella zona grigia e nello stigma. Non solo gay, lesbiche, trans, bisessuali, ma anche gli sfruttati del mercato del lavoro, gli extracomunitari che vivono nell’ombra: unificando le lotte, tutti diventano parte attiva nel preparare una manifestazione che si propone di coinvolgere la cittadinanza, per marciare a una sola voce attraverso la città rivendicando “Un corpo ai diritti”.