Trèmasa
WJ #121Un progetto fotografico che nasce dalla necessità di raccontare il territorio, le aziende, le persone che si trovano in prossimità delle 14 aree selezionate in Sardegna dalla SOGIN all’interno della CNAPI (o “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee“per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi). Da questa scelta, e dalla constatazione che tali aree siano state indicate come idonee a causa di particolari criticità come spopolamento e scarsa percezione del valore storico-naturalistico, parte la necessità di creare una controtendenza attraverso la comunicazione video-fotografica.
Trèmasa o Tremas (dal Sardo “tremare”), la sensazione di tremore è la stessa. La stessa sensazione di quando in una mattina di gennaio, sfogliando le notizie sul giornale scopri che a meno di un chilometro da casa tua, dalla tua azienda, dal luogo dove tu e generazioni prima della tua hanno creduto, speso lacrime, soddisfazione e sorrisi, probabilmente sarà creato un sito di stoccaggio nazionale di rifiuti radioattivi. Una scossa che mette in dubbio tutte le tue certezze, ti mette alla prova per l’ennesima volta insieme alla tua terra; quella terra che non ti ha mai lasciato solo, che ti ha fatto disperare e allo stesso tempo sentire libero. Nel tremore c’è paura, stordimento, confusione; quella stessa confusione che un attimo dopo si trasforma in scossa, una scossa vitale che diventa reazione e orgoglio, voglia di difendere un territorio di cui sei stato custode per anni.
“Trèmasa” non è solo una sensazione, un risveglio e una reazione. Sono i luoghi coinvolti nelle 14 aree individuate dal CNAPI: TRExenta, MArmilla, SArcidano, tre regioni storiche della Sardegna. In questa scossa veniamo coinvolti anche noi, Alessandra e Maurizio, fotografi Sardi impegnati da anni nel Reportage sociale, con la nostra sensibilità e forte senso di appartenenza al territorio. Abbiamo deciso di dar voce alle persone e alle aziende che si ritrovano direttamente coinvolte in questa scelta, di far conoscere i territori e le storie che in essi sono racchiuse, come ispirazione per un discorso più ampio di visione futura.
In copertina la SU-65 – Foto di Maurizio Olla
Il progetto fotografico “Trèmasa” mira ad utilizzare la scelta della CNAPI come espediente per tracciare attraverso le immagini una carta Sarda potenzialmente idonea alla Bellezza che già ospita e protegge.
L’intento è di creare uno spunto di riflessione per uno sviluppo futuro sostenibile, economicamente e ambientalmente, per tutta l’isola. Crediamo fortemente esista un modello di crescita più consono e compatibile con le nostre realtà e specificità.
Dopo un primo contatto con le realtà presenti sul territorio abbiamo realizzato una breve intervista sulla storia dell’azienda e soprattutto delle persone al loro interno e raccolto materiale foto-video utile al racconto della singola storia e specialità. L’intento è quello di creare attraverso la realizzazione di un reportage multimediale, una rete che miri a valorizzare e far conoscere maggiormente il territorio attraverso le storie ed esperienze in esso contenute. Abbiamo deciso di lasciare i codici delle aree attribuite dal CNAPI per creare contrasto e provocazione tra un codice e il valore umano, naturalistico, e archeologico contenuto in queste aree.
Il progetto è attualmente in corso.
Nella foto al lato il piccolo borgo di Baradili – Foto di Maurizio Olla
SU-65 – Vivaio Pisu, Baradili, Sardegna
Ci troviamo a pochi chilometri dal centro di Baradili, ed a poche centinaia di metri dalla SU-65 zona potenzialmente idonea per il deposito dei rifiuti radioattivi. Il Vivaio Pisu viene fondato negli anni 60 da Pisu Giuseppino (Pineddu) producendo prevalentemente olivi e mandorli. L’attività prosegue poi con il figlio Peppino fino al 1986, venendo poi gestita dai figli di Peppino diversificando le produzioni. L’azienda, dopo cinquant’anni, comprende 4000 ettari di serra e 3 ettari in campo aperto. Capace di adattare la coltivazione al mercato ed alle condizioni climatiche, Marcello continua ad investire sull’azienda e sul territorio e da qualche anno ospita agrumi e piante tropicali che facilmente si sono adattate alle temperature sarde.
Estratto testo di Alessandra Cecchetto:
Dalla macchina sento il calore timido del sole di febbraio accarezzarmi il viso, la vista delle colline verde acceso mi fa sentire a chilometri da casa, lontano dalla frenesia, dal rumore della città e dai pensieri confusi, inizio a sentire una serenità avvolgermi e i muscoli rilassarsi. In lontananza vediamo la nostra destinazione, le strutture bianche delle serre del Vivaio Pisu si integrano perfettamente tra le sfumature di colori che la natura in questi luoghi ospita. Entriamo timidamente, chi gestisce l’azienda non è ancora arrivato e curiosamente iniziamo ad esplorare il Vivaio, e guardare le piante ospiti in questo grande resort vegetale.
Finalmente Marcello arriva, è un uomo taciturno, a tratti schivo, e dopo una prima impressione di durezza nel suo sguardo riesco a scorgere una celata dolcezza, una forza ed equilibrio che ho visto solo in chi vive la terra e la campagna in modo profondo. Inizia a raccontarsi, con i suoi tempi lenti e la sua pacatezza. La tradizione del Vivaismo prima di lui apparteneva al Nonno; il padre di Marcello, dopo una parentesi di dieci anni di produzione ortofrutticola, decide nel 1980 di riconvertire l’azienda a questa produzione. Dall’età di 6 anni Marcello inizia ad imparare dal padre come “prendersi cura” delle varie specie di piante di cui è circondato, come in un mondo magico, con particolare dedizione verso i Mandorli, gli Ulivi e il recupero di antiche specie frutticole Sarde. Gli chiedo di scegliere un posto a lui caro nel Vivaio per scattare la foto, e subito si posiziona in mezzo ad una popolazione ordinatissima e viva di Ulivi che guarda in modo fiero e amico. Mentre scatto la foto, penso a quanto sia prezioso il sapere e l’amore di quest’uomo che vive lontano da tutto, non ho bisogno che me ne parli, lo sento e vedo io ogni suo gesto e sguardo.
Nella foto sotto uno scorcio del paese di Baradili, nel cui territorio ricade il Vivaio Pisu. Un borgo con poco meno di 100 abitanti, situato tra le colline della Marmilla, alle falde della Giara, è un borgo dall’aspetto medievale, le stradine sono in ciottoli, le case in pietra con le tipiche corti esterne, per le vie sembra di camminare all’interno di giardini privati per la loro cura e ordine.
La ricchezza storica archeologica e naturalistica di questi luoghi (Trexenta, Marmilla, Sarcidano)
Numerose colate di lava, in tempi molto, molto lontani, hanno dato origine a quello che oggi è l’altopiano basaltico della Giara (i locali la chiamano Sa Jara) che si trova nella parte centrale della Sardegna, tra la Marmilla, la Trexenta, il Sarcidano e l’Arborea.
Si tratta di una vasta zona di territorio con un’estensione di 45 Km quadrati che coincide con Il Parco della Giara, conosciuto soprattutto come il luogo dove trovano rifugio i “Cavallini della Giara”, ultimi cavalli selvaggi in Europa.
Castello di Las Plassas – Marmilla
La Marmilla, terra di morbide colline mioceniche e di solitari altipiani di basalto, è una sub-regione della Sardegna centro-meridionale e deve probabilmente il suo nome proprio alla forma mammellare del territorio, dove spicca, cono perfetto plasmato dalla natura, il colle di Las Plassas, “mammilla” per eccellenza.
In cima alla collina possiamo osservare il Castello di Las Plassas, una delle roccaforti del confine del Regno di Arborea, le cui testimonianze sono preziosamente conservate all’interno del “Museo MUDA”.
Le altre storie:
SU-77 [Museo MudA, Las Plassas, Sardegna]
SU-47 [Mulino Biologico “La pietra e il Grano”, Nurri, Sardegna] SU-45 [Mandorle di Sardegna, Tuli, Sardegna]
Visualizzabili ai seguenti link:
IG: https://www.instagram.com/tremasa_reportage/
FB: https://www.facebook.com/tremasareportage
Fonti:
https://www.depositonazionale.it/localizzazione/pagine/che-cose-la-cnapi.aspx
https://www.depositonazionale.it/documentale/documenti_proposta_cnapi/carta_nazionale_delle_aree_ potenzialmente_idonee/dngs00195_cnapi_tav_5.pdf