The Time Left
WJ #129“Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita” (Rita Levi Montalcini)
Il progetto fotografico The Time Left nasce dall’esperienza diretta come medico di Monica Pittaluga. Gli scatti sono stati realizzati in diversi anni nell’Hospice della Fondazione Antea, che da oltre trenta anni eroga cure palliative ai malati non più suscettibili di guarigione. Queste sono dirette alla risoluzione dei sintomi in un approccio che considera centrale la persona e non la patologia, escludendo ogni accanimento terapeutico teso a prolungare la vita in modo artificiale. Dal 2010 il diritto a ricevere cure palliative è sancito dalla Legge n. 38/2010. Si stima che ogni anno in Italia oltre 543mila persone adulte necessitino di cure palliative. L’offerta complessiva è di circa 124mila unità, con una copertura del bisogno pari al 23%. Un dato basso se paragonato a quello di Germania e Regno Unito che raggiungono rispettivamente il 64% e il 78%. (dati CERGAS, 2017). Attualmente gli Hospice presenti in Italia sono 230, per un totale di 2.524 posti letto (quotidianosanità.it).
The Time Left è il racconto visivo di ciò che si muove nelle persone il cui corpo è ammalato in modo definitivo che vivono nell’Hospice. Sono come fiori in appassimento, la loro vita sembra essere la stessa, è dai dettagli, quali, ad esempio, una cannula, che si evince che non lo è. Il concetto di “casa” assume forme, dimensioni e tempistiche diverse. La luce che attraversa le vite in questo hospice è ciò che in qualche modo “normalizza” il loro tempo. E allora ci si mette in ghingheri, con piena dignità, si lasciano le finestre aperte in modo che le tende possano giocare con il vento. Si unisce la speranza fatta preghiera con quella fatta farmaco, dove è la ferita evidente nel crocifisso ad impedire qualunque eventuale fraintendimento. Indietro non si torna.
Si passeggia come si può, nel cortile, assaporando le qualità delle stagioni. Sono gli alberi a scandire il tempo, con le loro ombre proiettate sugli edifici, ora senza foglie, ora con. È la rivincita delle piccole cose, dei segni di affetto dei famigliari, è il sorriso timido di chi oggi c’è, domani chissà, è la bacheca piena dei ringraziamenti delle famiglie i cui cari sono stati accuditi e accompagnati fino alla fine del loro tempo rimasto. È l’intima bellezza di uno scorcio di riposo, dove le mani si intrecciano chissà per quale storia e per darsi chissà quale energia.
Il giardino accoglie momenti di tenerezza come solo i gatti possono mostrare quando decidono di prendersi cura di un essere umano. Si sorride, si mangia, illuminati. Perchè se è pur vero che il tempo rimasto non è molto, la sua densità in termini di emozioni è davvero tanta.