Terra rossa
WJ #109Il progetto “Terra Rossa” di Mariagrazia Beruffi ha vinto la tappa del Festival Fotografia Etica come Miglior Portfolio dell’ITALY PHOTO AWARD 2019
Terra rossa, groviglio di arbusti, grotte, cavità e doline. E’ il Carso selvaggio che dall’altipiano alle spalle di Trieste si estende oltre i confini per andare a perdersi ad est.
Una terra aspra, animata da forti contrasti e sovente sferzata da una Bora violenta.
Nell’immaginario collettivo, oltre a richiamare alla memoria un passato di sangue, conserva anche un alone di mistero dovuto forse all’idea di essere un nascondiglio naturale di chi deve o vuole sparire; un luogo trasgressivo per riti esoterici o amori clandestini.
Ma in realtà le persone che abitano questi luoghi così speciali sono fortemente legate a valori semplici e antichi fondati sul significato di casa e il senso di attaccamento al concetto di famiglia.
Sono minoranze autoctone (sloveni in Italia e italiani in Slovenia e Croazia) la cui identità è determinata non tanto dall’appartenenza ad una nazione quanto ad un territorio. Luoghi segnati da una storia difficile, da cento anni di confini contesi e infine subiti, sia da chi è fuggito e che da quelli che sono rimasti.
Ora ciò che fu confine non separa più, anzi, unisce perché continuamente attraversato per mille e più ragioni in un costante scambio di vite e situazioni. E per molti rappresenta ancora la commossa ricerca di giovanili ricordi nei luoghi che furono casa.
Vagare, conoscere, incontrare e scattare sono stati i mezzi per penetrare una realtà complessa e ruvida, che vive di un’economia agricola essenziale ma sufficiente a rimanere ancorata a una terra, poca, povera e rossa.