Step’Anakert
WJ #106di Matteo Portigliatti
Testo a cura di Alessandro Barile
Step’anakert fa parte di un lembo di terra che nessuno vuole, o meglio che tutti vogliono con una miopica ingordigia. Il Nagorno-Karabakh è una regione nel cuore del Caucaso con una netta prevalenza di popolazione armena cattolica, assegnata da Lenin, negli anni della grande URSS, al musulmano Azerbaigian.
La politica di ristrutturazione di Gorbačëv e il conseguente dissolversi dell’Unione Sovietica ha dato il La al risvegliarsi di antichi malumori, dando origine una violenta guerra tra due mondi, due modi di vedere, due religioni. Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian sul questo territorio è noto come la disputa etnica e territoriale più lunga mai avvenuta nel mondo post-comunista.
Una guerra tanto violenta quanto sconosciuta, che nei primi anni 90 ha visto circa 30.000 morti e 750.000 sfollati, senza che questo portasse ad alcuna risoluzione. Due fronti che vedono da una parte il Caucaso musulmano, che non vuole rinunciare alla propria sovranità, e la storia millenaria dell’Armenia cristiana che persiste nell’intenzione di riportare la regione montuosa del Nagorno ai suoi vecchi ideali. Nonostante la fase della guerra attiva si sia conclusa nel 1994 con la vittoria armena, la disputa si è trascinata fino ad oggi, in quanto l’Azerbaigian non ha ancora rinunciato alle sue rivendicazioni sul territorio che per legge è riconosciuto internazionalmente come appartenente alla sovranità azera.
Nel giugno del 2011, ha avuto luogo un ulteriore tentativo di avviare un processo di pace durante l’incontro tra il Presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev e i Presidenti Ilham Aliev e Serzh Sargsyan a Kazan. Lo scopo del meeting è stato quello di persuadere Sargsyan e Aliev a firmare il Documento sui Principi di base, un accordo contenente 14 punti, steso già nel 2007. Se avesse avuto un esito positivo, questo incontro avrebbe rappresentato un rinnovato inizio del processo di pace; tuttavia, nonostante gli sforzi degli abili mediatori russi, esso si è rivelato infruttuoso.
Ad oggi il Nagorno è uno stato de facto. Sopravvive grazie agli aiuti economici dell’Armenia, costantemente nel terrore di una nuova invasione azera.
Il reportage
Scheda autore
Matteo Portigliatti
Matteo Portigliatti nasce a Torino nel 1979. È un giornalista pubblicista freelance specializzato in documentari e fotogiornalismo.
Dopo la laurea in Optometria, nel 2015 frequenta un master in Fotografia e Visual Design allo IED di Torino. Tutt’ora prosegue gli studi in fotogiornalismo presso MeMo Mastercalss.
Ha condotto diversi reportage fotografici di natura sociale in Palestina, Nagorgo-Karbak, Sri Lanka, Cile e Bolivia e collaborato come freelance per agenzie di stampa internazionali.
Fotocamera: Fujifilm XT-1 e Fuji X100
Obiettivo: Fuji xf 16-55
English version
Step’Anakert
by Matteo Portigliatti
Story edited by Alesssandro Barile
Step’anakert is part of a strip of land that nobody wants, or rather that everyone wants with myopic greed.
Nagorno-Karabakh is a region in the heart of the Caucasus with a clear prevalence of the Armenian Catholic population, assigned by Lenin, in the years of the great USSR, to the Muslim Azerbaijan.
Gorbačëv’s restructuring policy and the consequent dissolution of the Soviet Union allowed the awakening of ancient bad moods, giving rise to a violent war between two worlds, two ways of seeing, two religions.
The conflict between Armenia and Azerbaijan on this territory is known as the longest ethnic and territorial dispute ever occurred in the post-communist world.
A war as violent as it is unknown, which in the early 1990s saw about 30,000 dead and 750,000 displaced, without this leading to any resolution.
Two fronts that see on one side the Muslim Caucasus, which does not want to renounce its sovereignty, and the millenary history of Christian Armenia that persists with the intention of bringing the mountainous region of Nagorno back to its old ideals.
Despite the active phase of war ended in 1994 with the Armenian victory, the dispute has continued until today, since Azerbaijan has not yet renounced its claims on the territory according to which the law is internationally recognized as belonging to Azerbaijani sovereignty .
In June 2011, a further attempt was made to start a peace process during the meeting between the President of the Russian Federation Dmitry Medvedev and Presidents Ilham Aliev and Serzh Sargsyan in Kazan. This meeting had to convince Sargsyan and Aliev to sign the Basic Principles Document, an agreement containing 14 points, already signed in 2007. If it had had a positive outcome, this meeting would have represented a renewed beginning of peace processes; however, despite the efforts of the skilled Russian mediators, it proved unsuccessful.
To this day, Nagorno is a de facto state. It survives thanks to Armenia’s economic aid, constantly fearing a new Azerbaijani invasion.