Soplillar, in toni grigi
WJ #92Soplillar è una località che fa parte del municipio di Ciénaga de Zapata, situato a tre chilometri a est della storica Baia dei Porci, tra Playa Larga e Playa Giron. Con una popolazione residente di meno di 350 abitanti, questa comunità ha conservato, come attività economica fondamentale, la realizzazione di carbone naturale
Per comprendere il legame del cinema cubano con la Rivoluzione è essenziale vedere il Noticiero ICAIC, diretto da Tomás Gutiérrez Alea, che ha proposto un’estetica all’avanguardia per quei tempi. È possibile conoscere la storia del nostro paese attraverso quei reportage, girati in modo dinamico e rifuggendo da pamphlet meramente demagogici. In questi lavori la fotografia è un elemento fondamentale, perché delle volte si prescinde dai dialoghi mentre viene usato il suono dell’ambiente o la musica, composta da grandi artisti, come Juan Blanco, per supportare immagini di grande carica drammatica.
Un modo di fare che non è nato nel 1959, ma anni prima con i predecessori del Nuovo movimento del cinema latinoamericano che realizzano El Mégano, un documentario di venti minuti che denuncia le condizioni di vita e di lavoro dei carbonai nella Cienaga de Zapata prima del trionfo rivoluzionario del 1° gennaio. A predominare è la figura umana, dal vivo, senza metafore o parabole.
La tematica delinea una realtà cruda, tragica, impastata con un travolgente universo sonoro. Il bianco e nero accentua il triste paesaggio sociale della Cienaga de Zapata. Dopo aver visionato questi lavori, senza pensarci molto, abbiamo preparato lo zaino e siamo partiti da Pinar del Rio verso la verde città di Soplillar. Abbiamo attraversato la Cienaga come avventurieri che ammirano una delle aree verdi più importanti di Cuba, con una grande varietà di ecosistemi, e abbiamo indagato questo territorio, con fare antropologico, ponendo l’uomo al centro del nostro interesse.
Soplillar è una località che fa parte del municipio di Ciénaga de Zapata, situato a tre chilometri a est della storica Baia dei Porci, tra Playa Larga e Playa Giron. Con una popolazione residente di meno di 350 abitanti, questa comunità ha conservato, come da tradizione, la realizzazione di carbone naturale come attività economica fondamentale. Il mestiere del carbonaio richiede sacrificio. Il processo inizia con il taglio dei tronchi, cui segue il trasferimento in una zona dove sono stati preparati i forni, che costituiscono vere e proprie opere di ingegneria artigianale, e successivamente le numerose ore di veglia fino quando il carbone è fatto e andrà poi diviso, secondo le sue qualità, per il consumo nazionale o per l’esportazione.
Siamo stati accolti da Giselda, signora generosa con cui abbiamo condiviso parte del viaggio e di cui abbiamo apprezzato l’accoglienza che ci ha riservato. Nel campo, tutto è più facile. Le persone salutano, sorridono, ti guardano negli occhi con gentilezza e condividono tutto, anche i segreti. La prima sera socializziamo. Incontriamo Nemesia, superstite dell’attacco del 1961 nella Baia dei Porci; scattiamo foto a una festa di una ragazza per il suo 15°compleanno; conosciamo una bisnonna di 103 anni; sentiamo storie di pescatori e, finalmente, tracciamo il nostro itinerario per visitare i carbonai in piena attività.
Molto presto, arriviamo in un punto del terreno arido, in cui predominano i grigi. Il calore penetra nella pelle e l’inconfondibile odore di legna bruciata impregna il nostro olfatto. Il lavoro duro e sconosciuto dei carbonai. Il giorno precedente lasciano tutto preordinato, Armando sorveglia i forni, mentre Tomás riposa un paio d’ore, quindi una volta acceso il forno, devono sorvegliare perché non si incendi. La legna è disposta in modo ascendente, come in una piramide conica. Uno strato di sabbia e un letto di foglie la copre, lasciando scoperto lo sfiatatoio in alto. Ai lati si aprono delle fessure per fare in modo che il forno non si arresti. Rimangono così otto-nove giorni.
Le mani dei nostri amici sono indurite dalle alte temperature e dai loro strumenti, i loro volti rugosi per il gesto di aggrottare le sopracciglia al fine di proteggere gli occhi e i capelli aggrovigliati dall’aria aspra e dalle ceneri. Quando il prodotto è finito e pronto per la commercializzazione, viene impacchettato e tutto ricomincia. Siamo rimasti con i carbonai una settimana, con Michel impegnato a raccontare l’anima di questi uomini, i loro volti nobili e il loro duro lavoro manuale nell’età della tecnologia e del virtuale. Immagini che mostrano l’uomo semplice, laborosio e socievole. Ora, per noi, la Ciénaga è più di un paesaggio bellissimo ed esotico e i suoi cibi cotti al carbone hanno un sapore diverso.