She Fighters
WJ #104“If you believe you might be attacked in some moment of your life, the chances are you will. You must discard this idea and face up your fears” (Lina Khalifeh)
Veli colorati, movimenti precisi e protezioni. Così si presentano le She Fighters giordane, le giovani che seguono un metodo di autodifesa personale concepito tanto per l’addestramento del corpo quanto della mente.
“Enas ha 28 anni e tre figli. Vive in una piccola città nel nord della Giordania, a pochi chilometri dal confine con la Siria e con Israele” così Daniela Sala presenta una delle protagoniste del suo reportage. Una ragazza giovane con un destino simile a quello di molte altre ragazze giordane: l’interruzione degli studi per un matrimonio combinato dalle famiglie. Enas ha scelto, però, di essere più di una moglie e madre; dal 2017 la ragazza segue l’addestramento proposto da SheFighter, un programma di autodifesa personale proposto dalla campionessa di taekwondo giordana, Lina Khalifeh, che insegna alle donne a combattere e, soprattutto, ad accrescere l’autostima, affrontando le proprie paure.
In un Paese come la Giordania, che registra un tasso del 45% di violenze durante l’infanzia il metodo SheFighter si propone di trasformare una società ancora imperniata sul ruolo dominante della famiglia, abituata al delitto d’onore e ai matrimoni delle spose-bambine. Oltre alla Giordania, i corsi di SheFighter sono impartiti in diversi studio in Medio Oriente, Olanda, Asia e Africa e sono state formate più di 15.000 donne. Negli ultimi anni, grazie alla partnership con UNHRC e diverse ONG, il metodo è stato offerto anche alle rifugiate siriane, soggetti a forte rischio di esclusione sociale e molestie sessuali.
Per le donne che vivono in piccole città come Kufr al-Asad, dove il corso è stato realizzato in collaborazione con l’ONG Un Ponte Per… l’addestramento rappresenta una “rivoluzione generazionale”, una rottura dalla routine quotidiana della cura dei figli, tra le mura domestiche, e le lezioni al doposcuola.
Nel reportage di Sala si ritrova l’intimità degli interni, la sala della scuola usata per l’addestramento e, soprattutto, si vedono le espressioni del volto di Enas e delle altre ragazze mentre praticano le tecniche di difesa, imparano a respingere un avversario, parano possibili attacchi. Scatti che testimoniano anche la forza del sogno delle ragazze, ovvero “diventare a loro volta trainer e insegnare ad altre donne e ragazze a difendersi da sole”.