Sete di Gesso
WJ #130“Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi ‘non sapevano’: accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata.” – Mikhail Sergeevich Gorbachev
La cava di Monte Tondo è una cava a cielo aperto per l’estrazione del gesso situata tra il comune di Riolo Terme e il comune di Casola Valsenio, nella valle del torrente Senio, in Emilia Romagna.
Il sito, unico polo estrattivo regionale autorizzato per l’estrazione del gesso, produce una quantità totale annua stimata tra i 70 e i 90 metri cubi di minerale destinati principalmente all’edilizia industriale e pubblica. Come tutte le attività estrattive, anche questa di Monte Tondo, si configura come attività ad alto impatto ambientale sia per le consistenti modificazioni indotte all’ambiente sia per il consumo di risorse non rinnovabili.
L’attività estrattiva iniziò a Monte Tondo nel 1958 per trasformarsi, a partire dagli anni ’80, in una vera e propria industria per la lavorazione del gesso. L’estrazione ha alterato il profilo e l’equilibrio della zona generando criticità in un territorio ricco di risorse ambientali, speleologiche e archeologiche di rilevanza internazionale quale è il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola. Un territorio che, in virtù dell’unicità del suo ecosistema, è candidato a patrimonio mondiale dell’Unesco per l’anno 2023.
Durante l’anno 2000, uno studio inerente all’ampliamento della cava su Monte Tondo, affidato all’agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA), stabiliva che raggiunto un quantitativo massimo di materiale estraibile e un’area di espansione massima per l’estrazione, il sito avrebbe dovuto chiudere prevedendo il ripristino ambientale e la riconversione produttiva.
Recentemente la multinazionale Saint – Gobain, che gestisce la cava, ha richiesto l’ampliamento delle attività estrattive per altri dieci anni, dopo che uno studio reso pubblico nel 2021 suggeriva di considerare questo periodo di attività come l’ultimo possibile e concedibile.
In questa cornice si sviluppa l’attuale dibattito sul futuro di questo sito che vede una folta rete di associazioni, geologi, comitati, speleologi e cittadini organizzati in difesa della Vena del gesso romagnola. Attraverso numerose iniziative di sensibilizzazione e informazione si sta cercando di indirizzare l’attenzione sulla riconversione del sito di estrazione impedendone l’ulteriore espansione.