Sant’Elena
WJ #94Un’isola, i suoi abitanti, il mare, la storia. Il mondo che cambia
L’isola di Sant’Elena è uno dei luoghi abitati più remoti al mondo. Si trova nel mezzo dell’Atlantico del Sud, a 2 mila chilometri dall’Angola e 3 mila dal Brasile. E’ celebre per aver ospitato l’esilio di Napoleone e fino ad oggi – proprio come il celebre imperatore francese – tutti hanno potuto raggiungerla solo via mare tramite un collegamento mensile con Cape Town, porto da cui dista 5 giorni di navigazione.
Questa piccola comunità esclusa dal resto del mondo non è mai riuscita a creare un’economia autosufficiente. Nei secoli è sempre finanziariamente dipesa dalla madrepatria Inghilterra: tranne il pesce (le sue acque sono tra le più pescose al mondo), oggi l’isola importa quasi tutto, persino uova e patate. Il turismo non è mai decollato (Longwood House, la residenza di Napoleone, in tutto il mese di agosto 2017 ha staccato solo 7 biglietti d’ingresso) mentre per i giovani non ci sono molte prospettive. Molti di loro lasciano l’isola per cercare lavoro in Gran Bretagna o negli altri territori inglesi d’oltremare, isole Falkland soprattutto.
Le cose però iniziano a cambiare. Lo scorso 14 ottobre, dopo 285 milioni di sterline spese e due anni di chiusura forzata per scarse condizioni di sicurezza, l’aeroporto fatto costruire dal governo inglese ha finalmente aperto: ora un volo settimanale della compagnia sudafricana SA Airlink collega l’isola a Johannesburg e a Cape Town.
Gli abitanti (chiamati in gergo “Santi”) sperano così che il turismo possa diventare la prima fonte di reddito per la comunità strappandola così da un esilio che dura da 5 secoli. Tuttavia il nuovo collegamento aereo significherà la perdita di una parte integrante dell’isola, ovvero quella nave che per anni le ha garantito i contatti con il resto del pianeta. Si tratta della “St Helena”, un piccolo cargo adibito anche al trasporto di passeggeri. Negli anni, nei suoi enormi container di prua, ha trasportato cibo, vestiti, automobili, animali, materiale da costruzione e, naturalmente, la posta (è una delle ultime quattro imbarcazioni al mondo che si possano ancora fregiare del titolo di Royal Mail Ship). Per cinque giorni, a bordo della “St. Helena”, convivono Santi e inglesi diretti sull’isola a ricoprire le tante (forse troppe) mansioni amministrative. Cinque giorni segnati dal senso di attesa e dai lenti movimenti dell’oceano.
Con l’avvio dell’aeroporto il servizio è diventato tuttavia obsoleto e la nave verrà presto messa in vendita. Nei suoi confronti la gente prova un misto di affetto e di riconoscenza e c’è già chi dice che non sarà più la stessa cosa raggiungere Sant’Elena in poche ore anziché in quasi una settimana. Seduti al bancone del pub di Jamestown, il minuscolo capoluogo dell’isola, gli anziani temono che l’isola possa perdere definitivamente la sua identità.
Lo scorso luglio ho raggiunto Sant’Elena con uno degli ultimi viaggi della RMS.