Roma pazienza eterna
WJ#155“Roma non è stata costruita in un giorno..”
Li Proverbe au Vilain, 1190
Roma. Il suo nome evoca millenni di storia, un’eco che risuona attraverso 2776 anni di esistenze, conquiste e rinascite. Roma Caput Mundi, la Città Eterna, un unicum planetario che quotidianamente ingaggia un silenzioso, ma visibile, conflitto con la modernità, modellando l’anima stessa dei suoi abitanti. I Romani, custodi di questa grandezza, vivono la loro metropoli in un perenne, viscerale rapporto di amore e odio. Un legame indissolubile: malgrado le fatiche, l’idea di abbandonarla si dissolve nell’impossibilità di trovare altrove la stessa, ineguagliabile intensità, nel bene e nel male..
A questa lotta quotidiana per la sopravvivenza, scandita dal respiro antico dei suoi vicoli e dalla frenesia dei suoi nodi urbani, si aggiunge puntualmente ogni venticinque anni l’ineludibile appuntamento con l’indulgenza plenaria del Giubileo. Per i Romani, questo significa l’inizio di anni di “passione”: un’epopea di restauri e cantieri infiniti che, pur mettendo alla prova la pazienza, promettono una sorta di espiazione collettiva. Progetti ambiziosi, idealmente destinati a migliorare la vita di tutti, a lasciare un’eredità tangibile di bellezza e funzionalità, seppur con un esito ancora da verificare.
Dal 24 dicembre 2024, le Porte Sante si sono spalancate per accogliere il Giubileo della Speranza, un evento che, grazie anche agli oltre 600 progetti di riqualificazione e modernizzazione – finanziati dal Governo con un investimento di 4,8 miliardi di euro –,accoglierà circa 35 milioni di pellegrini e turisti nella Capitale nell’arco di tutto il 2025. Dal Giubileo della Speranza emerge la speranza più intima dei Romani: che questa nuova era di trasformazione lasci dietro di sé una città non solo più bella per il mondo intero, ma anche più vivibile per coloro che la amano e la vivono ogni singolo giorno.
Questo reportage fotografico, realizzato nel 2024, ha catturato nelle prime ore silenziose dei fine settimana, quando il trambusto si assopiva e la città tornava a respirare, le cicatrici provvisorie dei tanti cantieri giubilari, testimoni silenziosi del fermento che ha preceduto l’evento epocale.