Qui non mi manca niente

WJ #119

“Covid-19 – La situazione è critica in Lombardia, ma in particolare a Milano e nella Città metropolitana.” (AdnKronos, 18/10/2020)

La palazzina Drago è una foresteria di cinque piani nella Base dell’Aeronautica Militare che sorge alle spalle dell’aeroporto di Linate. Sotto il presidio medico dell’Ats Lombardia, qui vengono isolate persone positive al Sars-CoV-2 asintomatiche che non possono trascorrere altrove la quarantena. Dall’inizio della pandemia, le 52 stanze gestite dalla Croce Rossa Italiana hanno accolto centinaia di donne e uomini, giovani e meno giovani, italiani e migranti.

All’ingresso si trova Monica Simeone, direttrice della Croce Rossa di Milano, che guida giornalisti e fotografi negli spazi della zona “pulita”. In questa ala dell’edificio, i volontari si occupano della distribuzione dei pasti, della consegna delle coperte e del materiale necessario al soggiorno. Tutto passa dalle mani degli operatori a quelle degli ospiti tramite porte e finestre che danno sullo spazio esterno riservato agli ospiti. A raccontarlo è Matteo Ippolito che ha voluto indagare da vicino la pandemia da Sars-Cov2 e raccontarne alcuni aspetti, anche intimi, con il suo obiettivo.

Una delle persone che incontra è il signor Carmine, calabrese, 70 anni, con un cappello a tesa larga e una parlantina diretta e spontanea. “Indosso i Dpi previsti dal protocollo e percorro il corridoio senza suoni che porta alle camere. Poche decine di metri che mi portano nel cuore di un luogo dove il tempo sembra sospeso. Il signor Carmine mi racconta di sé, del suo vecchio lavoro da dirigente, di suo figlio, delle tante medicine che sta assumendo e della certezza di farcela. Il sorriso è vero, sincero, quasi contagioso.

Si spegne soltanto quando parla di sua moglie, che mentre parliamo è ricoverata in ospedale”, racconta l’autore. “Qui non mi manca niente – dice il signor Carmine a Ippolito – l’unica cosa che vorrei è sapere che lei sta bene”.

Il reportage

Scheda autore

Matteo Ippolito

Qui non mi manca niente 12
Classe 1971, vive a Milano dove collabora con ONG e organizzazioni del Terzo settore. Attualmente è responsabile comunicazione per la Croce Rossa di Milano. Fotografo autodidatta, vive la fotografia con travagliata passione. Una romantica vicenda di amore e odio, cominciata con una Coolpix 950 di seconda mano ricevuta in regalo tanti anni fa. Un amore fatto di incomprensioni, abbandoni e passioni travolgenti. Una linea spezzata e tortuosa che ogni tanto incontra una storia da raccontare. “Qui non mi manca niente” è il suo primo lavoro pubblicato.
Fotocamera: Fujifilm X-T1

Obiettivo: Obiettivo Zoom XF18-55 mm

English version

Nothing is missing

Photo by Matteo Ippolito

Text by Matteo Ippolito e Alessio Chiodi

The Drago building is a five-storey guesthouse in the Air Force Base located behind the Linate airport. Under the medical supervision of the Ats Lombardia, asymptomatic Sars-CoV-2 positive people are isolated here who cannot spend the quarantine elsewhere. Since the beginning of the pandemic, the 52 rooms managed by the Italian Red Cross have welcomed hundreds of women and men, young and old, Italians and migrants. At the entrance is Monica Simeone, director of the Milan Red Cross, who guides journalists and photographers in the spaces of the “clean” area.

In this wing of the building, the volunteers take care of the distribution of meals, the delivery of blankets and the material necessary for the stay. Everything passes from the hands of the operators to those of the guests through doors and windows that open onto the outdoor area reserved for guests. To tell it is Matteo Ippolito who wanted to closely investigate the pandemic from Sars-Cov2 and tell some aspects, even intimate ones, with his goal. One of the people he meets is Mr. Carmine, 70 years old from Calabria, with a wide-brimmed hat and a direct and spontaneous gab.

“I wear the Dpi foreseen by the protocol and I walk the soundless corridor that leads to the rooms. A few tens of meters that take me to the heart of a place where time seems to be suspended. Mr. Carmine tells me about himself, about his old job as a manager, of his or her son, of the many medicines he is taking and of the certainty of making it. The smile is true, sincere, almost contagious.

It only goes out when he talks about his wife, who is hospitalized while we speak “, says the author “I don’t miss anything here – Mr. Carmine says to Ippolito – the only thing I want is to know that she is fine”.