Quartiere Cotone: integrazione
WJ #132Il confine tra il niente e il poco è nella strada che divide il “Cotone” dalla fabbrica, le vecchie palazzine operaie dal gigante di lamiera che respira piano. Ma respira ancora.
Marco Patucchi – La Repubblica
Il quartiere piombinese di Cotone nasce sulla scia dell’industria dell’acciaio nei primi del 1900, concepito inizialmente come città dormitorio, senza alcun centro di vita associative e isolato dalle istituzioni. Col tempo la politica urbanistica del comune per il Cotone non ha mai previsto interventi di migliorie di alcun genere tanto da essere denominato “La Cenerentola di Piombino”.
Molte sono le famiglie piombinesi che sono cresciute e vissute davanti ai fumi delle ciminiere e ai bagliori delle colate degli altoforni, in abitazioni fatte di blocchi di carbonella, permeabili all’acqua e quindi malsane. Altissimo è in quegli anni il numero dei morti per svariate forme di tubercolosi.
Intorno al 1920 la crisi della siderurgia inizia, a causa della riduzione del mercato, dalla carenza di materie prime e dalla mancanza di commesse da parte dello Stato, fino ad allora il principale consumatore. Vennero licenziati tantissimi operai e furono chiusi i reparti altiforni, laminatoi e forni a coke. Nel 2014 anche l’ultimo altoforno è stato definitivamente spento.
Al Cotone gli operai non ci abitano più, ora ci sono le famiglie di extracomunitari e i pochi anziani piombinesi rimasti. Grazie all’iniziativa dei “Tavoli di quartiere” i residenti e rappresentanti di associazioni locali portano avanti progetti specifici, ascoltando le esigenze dei nuovi residenti, organizzando momenti di incontro e condivisione delle varie realtà etniche a partire dal cibo fino ai festeggiamenti per il raggiungimento dei risultati scolastici dei giovani. Si parla del decoro, di integrazione e di resistenze, di diversità da sentire come ricchezza e non come ostacolo. Si costruisce e si consolida il senso di comunità, con obiettivi per un futuro multi culturale, un presente condiviso e un passato come preziosa fonte di esperienze, tutte da condividere.
Altre iniziative intraprese negli anni: “Il museo temporaneo degli abitanti”, la scuola di italiano per le donne straniere, rivalutazione della piazza principale, e così via.
Da questo percorso emerge il racconto fotografico di un quartiere con un tessuto sociale denso, ricco di diversità, di storie e ma soprattutto di serena condivisione quotidiana.