Pyongyang paranoica

WJ #109

Visitare la Corea del Nord significa immergersi in un Mondo completamente diverso da quello dominante, potendo conoscere un’umanità che non condivide il Nostro modo di vivere, percorrendo le vie di un Paese che forse, fra qualche anno, saranno Storia.

Incrociare gli sguardi di persone con pensieri non assimilabili ai nostri, membri di una popolazione con una contemporaneità che viaggia come parallela al nostro quotidiano, con punti di incontro assai ridotti. Un popolo la cui dialettica egemonica si scontra con il messaggio altrettanto imperante che farcisce il nostro pensiero pubblico.

Il Paese più ermetico al Mondo, nel quale riuscire ad entrare è stato frutto di un lungo percorso con l’Ambasciata della Repubblica Popolare democratica di Corea a Roma, che ci ha indicati come delegati politici e quindi ci ha invitato a partecipare ad un incontro politico internazionale sul Kimilsungismo-Kimjongilismo e sullo Juchè, l’ideologia politica che muove la massa nordcoreana, assieme a delegati politici di Mongolia, Russia, Thailandia, Germania, Inghilterra, Spagna, Giappone.

Una popolazione imperscrutabile, i cui contatti con gli stranieri sono sostanzialmente vietati, appannaggio esclusivo della Nomenklatura del Regime e delle poche altre persone di estrema fiducia dell’apparato. Interazioni indecifrabili, forse sinceri o forse propaganda.

Una permanenza imponentemente sorvegliata, nella quale ogni spostamento viene prestabilito, ogni visita decisa dai piani alti e con un margine di suggerimento estremamente risicato. Senza alcuna possibilità di muoversi autonomamente, di allontanarsi, di uscire dal campo visivo delle proprie guide e controllori, con il sostanziale divieto di abbandonare il proprio Hotel.

Un viaggio per certi versi in una realtà distopica con elementi del passato, nella quale si respira aria da Guerra Fredda, con colori, architettura, comportamenti che una persona cresciuta post-1989 ha potuto solamente vedere nei documentari e nei film di spionaggio.

Un panopticon, reale o immaginario, frutto di un’esperienza intrisa di pensieri, agitazione, paranoia. Senza riuscire ad avere una chiave di lettura definitiva, ma solamente qualche certezza ed un gran bagaglio di dubbi.

Il reportage

Scheda autore

Federico Ticchi

Bozza automatica 304

Federico Ticchi è un giovane emiliano laureato in Giurisprudenza. Ha vissuto due anni in Spagna, per poi fare ritorno nella sua Bologna. Ha partecipato al 1° Concurso de Fotografia contra la Violencia de Genero, promosso dall’Universidad Politecnica de Cartagena, risultando selezionate due sue opere. Nel 2016 è riuscito a recarsi in Corea del Nord in veste di delegato politico, ed ha raccontato la sua esperienza nel libro “Pyongyang Paranoica-Missione in Corea del Nord” edito da Scatole Parlanti.

Fotocamera: Canon EOS 1100d
Obiettivo: Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS STM, Canon EF 50mm f/1.8 STM