Ortega’s Nicaragua
WJ #92Un viaggio tra gli abitanti e i paesaggi del piccolo Stato, un tempo simbolo dell’opposizione all’imperialismo americano, che oggi si caratterizza per un nuovo governo dittatoriale e crescita economica
Gennaio 2017 ha segnato l’inizio del terzo termine consecutivo come presidente del Nicaragua per Daniel Ortega, ex combattente e leader del movimento sandinista che rovesciò il dittatore Anastasio Somoza nel 1979. Ortega guidò il Paese nel 1980, quando la guerra civile contro i ribelli sostenuti dagli Stati Uniti portò alla morte di circa 30.000 persone e ad una forte crisi economica.
Rieletto con il 72% dei voti, dopo una campagna criticata dai media per l’assenza di trasparenza, il Presidente ha vinto quella che è stata definita “un’elezione farsa” dai suoi detrattori per i suoi programmi sociali, una riforma costituzionale ad hoc che permette la rielezione “illimitata” di un candidato e, infine, grazie all’assenza di avversari politici.
Per spiegare il successo elettorale di Ortega bisogna, però, considerare la significativa crescita economica del Paese, dopo le devastazioni causate dalla guerra civile degli anni ’80. Pur essendo il secondo Paese più povero dell’emisfero occidentale, dopo Haiti, il Nicaragua è considerato uno degli stati più sicuri e in crescita di tutta l’America Latina, grazie ad un boom dell’industria del turismo, ad un significativo aumento della produzione di caffè, carne e zucchero, e all’esportazione di prodotti ittici.
Il progresso economico degli ultimi anni, risultato anche di una partnership economica con il Venezuela, e la relativa sicurezza del Paese non hanno impedito all’opposizione di protestare contro l’amministrazione di Ortega, evidenziano il deterioramento dei diritti umani e della stampa nel Paese. Così, nonostante il miglioramento dell’economia del Nicaragua, conseguente anche alla stabilità di governo, aleggia una diffusa paura di un possibile ritorno di una nuova dittatura, a carattere familiare.
Ad alimentare queste voci c’è la nomina a vice presidente della poetessa rivoluzionaria Rosario Murillo, definita dalla BBC come “la poderosa y estravagante mujer, de Daniel Ortega”. La coppia presidenziale è il simbolo di un accentramento del potere che, secondo una parte dei sandinisti, dimostra la caduta degli ideali della rivoluzione. Questa perdita sarebbe dimostrata anche dalla nuova immagine di Ortega. Durante la prima presidenza (1984-1990), “El Hombre” era un leader che viaggiava per incontrare i suoi cittadini, partecipando ai comizi pubblici e rilasciando interviste per i media. L’Ortega odierno, invece, raramente concede interviste, rilasciate per lo più al riparo delle mura domestiche.
Eppure, nonostante le critiche, c’è chi sostiene il Presidente. “Voto per le sue idee, non per lui” ha affermato Iván Romero, un cittadino intervistato da The Guardian, a dimostrazione che nonostante i titoli spregiativi usati per definire il Presidente (come zanzara, tiranno, etc.) c’è chi apprezza le politiche economiche che hanno portato alla crescita del piccolo Stato.
Il Nicaragua di Ortega è un viaggio attraverso il Paese e queste immagini rappresentano uno sguardo alla vita quotidiana di tutti i suoi abitanti durante questo periodo di stabilità politica.