Nonantola post alluvione
WJ #118di Mariagrazia De Siena
Testo a cura di Alessio Chiodi
“Una discarica a cielo aperto dove confluivano tutti gli oggetti che poco prima dell’alluvione facevano parte del vivere quotidiano”
L’Italia è una farfalla. Bella, ma fragile. La sua conformazione orografica apre scenari immaginifici allo sguardo di chi la sa ammirare, ma allo stesso tempo è minata da un’instabilità cronica dovuta a continui eventi catastrofici dovuti ad alluvioni, bombe d’acqua, terremoti, trombe d’aria. Ogni zona d’Italia ha la sua storia da raccontare in proposito e nel 2020 alla lunga lista di terre colpite da disastri naturali è ascrivibile anche Nonantola, in provincia di Modena.
Il 6 dicembre il fiume Panaro ha esondato e l’acqua ha invaso scantinati, negozi, strade e case. La macchina dei soccorsi si è attivata subito per cercare di salvare il salvabile, ma insieme ai vigili del fuoco e alla Protezione civile c’erano i cittadini che con pale, carriole, sacchi e volontà hanno lavorato nel fango che l’acqua si era portata dietro. “Una discarica a cielo aperto”, commenta Mariagrazia De Siena che ha seguito i lavori di ripulitura una volta giunta sul posto.
“Ho seguito tutto il lavoro che hanno fatto gli abitanti all’interno dei loro spazi seminterrati per ripulirli – dice la fotografa – in contemporanea documentato ciò che veniva fatto dai numerosi volontari della Protezione civile dell’Emilia-Romagna i quali hanno aiutato i residenti nelle operazioni di rimozione di tutto ciò che l’alluvione ha distrutto”. A inizio dicembre la Regione Emilia Romagna ha dovuto fare i conti con 77,8 milioni di euro di danni al solo patrimonio pubblico causati dalle piogge improvvise e torrenziali.
Di un’alluvione come quella di Nonantola (che ha coinvolto in quelle ore anche Modena, Castelfranco Emilia e Campogalliano) rimangono le devastazioni, ma bisogna risalire ai motivi veri di fenomeni temporaleschi sempre più frequenti e violenti. Il clima che cambia e l’antropizzazione del territorio (nonché la carente gestione dell’ambiente una volta invaso dall’uomo) sono fenomeni prodromici di disastri simili (+22% di alluvioni nel 2020 rispetto al 2019 secondo Coldiretti). L’acqua non riesce a confluire come dovrebbe e tracima dagli argini dei fiumi che non vengono puliti. L’alluvione di Nonantola, nella sua drammaticità, ricorda ancora quanto il territorio italiano sia fragile. Bello, ma fragile.
Il reportage
Scheda autore
Mariagrazia De Siena
Mariagrazia De Siena vive a Bologna e lavora con assignament da parte di organizzatori di eventi culturali, live e concerti, spettacoli, con uffici di comunicazione e marketing per eventi aziendali. A latere della sua professione sviluppa progetti fotografici personali e/o in compartecipazione che spaziano dal reportage sociale a progetti di ricerca sperimentale di altri linguaggi fotografici più artistici e concettuali. Ha studiato Fotografia e cinematografia al Dams di Bologna e successivamente si è formata in fotogiornalismo e fotoreportage sociale. Collabora con l’associazione Terzo Tropico occupandosi di indagare il territorio bolognese. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati nel volume “Bologna e il suo tempo” pubblicato dalla Regione Emilia Romagna e in “Terre di Musica, Viaggio tra i beni confiscati alla mafia” (Editrice Zona 2015) di Salvatore De Siena.
Fotocamera: Nikon D4s
Obiettivo: Nikon AF-S 24-70 mm F/2.8G ED
English version
Nonantola post alluvione
by Mariagrazia De Siena
Text by Alessio Chiodi
Italy seems a butterfly. Beautiful, but fragile. Its orographic conformation opens up imaginative scenarios to the eye of those who can admire it, but at the same time it is undermined by chronic instability due to continuous catastrophic events due to floods, water bombs or earthquakes. Each area of Italy has its own story to tell in this regard and in 2020 Nonantola, in the province of Modena, is also attributable to the long list of lands affected by natural disasters.
On 6 December the Panaro river overflowed and the water invaded basements, shops, streets and houses. The rescue machine was activated immediately to try to save what could be saved, but together with the firefighters and the Civil Protection there were the citizens who with shovels, wheelbarrows, bags and wills worked in the mud that the water had brought behind. “An open-air landfill”, Mariagrazia De Siena comments who followed the cleaning work once she arrived on site.
“I followed all the work that the inhabitants did inside their basement spaces to clean them – the photographer says – at the same time I documented what was done by the numerous volunteers of the Civil Protection of Emilia-Romagna who helped the residents in the operations to remove everything that the flood has destroyed “.
At the beginning of December, the Emilia Romagna Region had to deal with 77.8 million euros in damage to public assets alone caused by sudden and torrential rains. The devastation of a flood like that of Nonantola (which also involved Modena, Castelfranco Emilia and Campogalliano in those hours) remains, but we must go back to the real reasons for increasingly frequent and violent storms.
The changing climate and the anthropization of the territory (as well as the poor management of the environment once invaded by man) are prodromal phenomena of similar disasters (+22% of floods in 2020 than 2019 according to Coldiretti). The water fails to flow as it should and overflows from the banks of rivers that are not cleaned. The Nonantola flood, in its dramatic nature, still reminds us how fragile the Italian territory is. Beautiful, but fragile.