Nomads of Iran

WJ #109

Solo un terzo della popolazione iraniana continua a praticare il nomadismo: se questa tendenza continuerà, si stima che le tribù in movimento dell’Iran scompariranno del tutto nei prossimi venti anni e di questo stile di vita antico, imprevedibile e affascinante rimarrà solo un ricordo.

In Iran le persone che vivono spostandosi da una parte all’altra del territorio, abbracciando uno stile di vita nomade, sono 1,5 milioni, in un paese che conta circa settanta milioni di abitanti in totale. Tra le diverse tribù in cammino, i bakhtiari sono gli unici che continuano a praticare il nomadismo in modo tradizionale. Due volte l’anno, circa 200.000 bakhtiaris impacchettano tutti i loro averi e, insieme al loro bestiame, camminano per più di un mese attraverso la catena montuosa delle Zagros, spostandosi dalle residenze invernali nelle colline del Khuzestan ai pascoli estivi sui monti Zagros.

“Il nomadismo è un fenomeno che sta cambiando- spiega Rachele Carretti, che ad aprile ha trascorso una settimana al fianco di una famiglia iraniana, per documentare il loro stile di vita- molti in Iran stanno abbandonando questa pratica, anche considerando che il paese sta subendo una forte desertificazione e le condizioni diventano sempre più difficili”. Molte famiglie, infatti, oggi sono costrette a trasferirsi in città per via delle difficoltà economiche e della disoccupazione. Fenomeni ai quali si aggiunge una sempre più prepotente siccità e desertificazione. Oggi, solo un terzo della popolazione continua a praticare il nomadismo: se questa tendenza continuerà, si stima che le tribù in movimenti dell’Iran scompariranno del tutto nei prossimi venti anni e di questo stile di vita antico, imprevedibile e affascinante rimarrà solo un ricordo. Lungo il tragitto non ci sono servizi e per questo ogni famiglia deve portare con sé tutto l’occorrente per resistere oltre un mese in cammino. Cammino che, almeno per i bakhtiari continua rispettando la tradizione: ci si sposta a piedi, senza mezzi di trasporto, con il solo sostegno degli animali, spesso asini.

Gli animali sono anche la loro principale fonte di reddito: la tribù vive dei guadagni che arrivano dalla vendita di latte, formaggi e yogurt, tra cui anche il tipico kashk, un particolare yogurt in polvere. Oltre al cibo, la tribù guadagna anche vendendo oggetti di artigianato realizzati dalle donne. Le stesse donne con le quali Rachele è riuscita a entrare più in sintonia rispetto agli uomini. “E’ molto difficile per una fotografa, donna e straniera, poter scattare immagini a un uomo. Viceversa, le donne erano più aperte e disponibili. Si lasciavano andare. Ovviamente però- racconta- lo stesso accade anche a parti inverse, se dietro la macchina fotografica c’è un uomo”. Il viaggio dei bakhtiari è imprevedibile e talvolta rischioso, il percorso cambia sempre in base al clima e alle condizioni delle strade e le famiglie si fermano solo quando gli animali sono stanchi e quando trovano un posto adatto per accamparsi.

Il reportage

Scheda autore

Rachele Caretti

Bozza automatica 285

Nata a Verbania nel 1992, Rachele Caretti è una fotografa freelance italiana specializzata in fotografia documentaria. Trasferita a Londra nel 2011, nel 2017 si è laureata in fotogiornalismo e fotografia documentaria alla London College of Communication. L’anno dopo, invece, ha conseguito il diploma giornalismo alla London School of Journalism. Oggi, Rachele vive tra Londra e l’Italia ma viaggia spesso in Asia e in Medio Oriente per lavorare a progetti personali. Negli ultimi due anni si è concentrata sull’Iran, dove ha collaborato come fotografa con alcune start up come Nomad Tours, Tap Persia e See you in Kurdistan. I suoi progetti fotografici si focalizzano sulle comunità, le migrazioni, i viaggi e i problemi ambientali. “Credo nella fotografia documentaria come strumento per creare cambiamenti positivi nel mondo”, dice di sé la fotografa.

Fotocamera: Nikon D610
Obiettivo: Nikkor 50mm f 1.8 / Nikkor 24-120mm f.4

English version

Nomads of Iran

by Rachele Caretti

text by Sara Forni

Only one third of the Iranian population continues to practice nomadism: if this trend continues, it is estimated that the moving tribes of Iran will disappear completely in the next 20 years and this ancient, unpredictable and fascinating way of life will remain only a memory.

There are 1.5 million people in Iran who live moving from one part of the territory to another, embracing a nomadic lifestyle, in a country that has about 70 million inhabitants in total. Among the different tribes on the road, the Bakhtiarians are the only ones who continue to practice nomadism in the traditional way. Twice a year, some 200,000 bakhtiaris pack up all their belongings and, together with their livestock, walk for more than a month through the Zagros mountain range, moving from winter residences in the Khuzestan hills to summer pastures in the Zagros Mountains.

Nomadism is a phenomenon that is changing – explains Rachele Carretti, who spent a week with an Iranian family in April to document their lifestyle – many people in Iran are abandoning this practice, even considering that the country is undergoing a strong desertification and conditions are becoming more and more difficult”. Many families are now forced to move to the city because of economic difficulties and unemployment. Phenomena to which is added an increasingly overbearing drought and desertification. Today, only a third of the population continues to practice nomadism: if this trend continues, it is estimated that the tribes in Iranian movements will disappear completely in the next 20 years and this ancient, unpredictable and fascinating way of life will remain only a memory. There are no services along the way and for this reason every family has to carry everything they need to last more than a month on the way. A walk that, at least for the bakhtiarians, continues respecting the tradition: you move on foot, without means of transport, with only the support of animals, often donkeys. The animals are also their main source of income: the tribe lives on the earnings that come from the sale of milk, cheese and yoghurt, including the typical kashk, a particular powdered yoghurt. In addition to food, the tribe also earns money by selling handicrafts made by women. The same women with whom Rachel has managed to get more in tune than men. “It is very difficult for a photographer, woman and foreigner, to take pictures of a man. Conversely, women were more open and helpful. They let themselves go. Obviously, however – she says – the same happens in reverse, if there is a man behind the camera“. The journey of the bakhtiari is unpredictable and sometimes risky, the route always changes according to the climate and road conditions and families only stop when the animals are tired and when they find a suitable place to camp.