Nomadelfia

WJ #110

Se uno tiene tutte le cose per sé, spesso non gli bastano anche se ne ha sempre in più. Se uno condivide le cose con gli altri, allora basteranno per tutti”

Dai termini greci nomos e adelphia, Nomadelfia è una comunità a pochi chilometri da Grosseto dove la fraternità è legge”. Fondata nel 1948 da Don Zeno Saltini con lo scopo di rispondere all’emergenza sociale a cavallo delle due guerre Mondiali dando accoglienza a bambini orfani, oggi circa 300 persone, suddivise in 70 famiglie, vivono insieme cercando di costruire una ‘nuova civiltà’ che abbia come unica legge il Vangelo e i valori fondanti del Cristianesimo, portando avanti anche attività nel campo dell’accoglienza, nella forma giuridica dell’affido familiare.” Gli abitanti di Nomadelfia sono una popolazione a tutti gli effetti, costituita da uomini, donne e bambini uniti in famiglie, ma anche sacerdoti e volontari.  Enrico Genovesi ha trascorso del tempo per raccontare la vita quotidiana di queste persone, e grazie al suo progetto è uno dei vincitori delledizione 2020 di Closerdi Witness Journal, nella sezione reportage. 

A Nomadelfia tutti i beni sono in comune. Le risorse economiche provengono dal lavoro, dai contributi assistenziali per i figli accolti, e dalla provvidenza, specialmente attraverso le attività di apostolato: stampa, serate, incontri. Se uno tiene tutte le cose per sé, spesso non gli bastano anche se ne ha sempre in più. Se uno condivide le cose con gli altri, allora basteranno per tutti”, racconta Gianni, uno degli abitanti della comunità, che si divide in circa 12 gruppi famigliari formati da 4-5 famiglie ciascuno. Anche se ogni gruppo si gestisce in autonomia, i momenti principali della giornata, come i pasti, sono condivisi tra tutta la comunità. Anche il lavoro non è autonomo, soprattutto le mansioni in campagna, che gli abitanti di Nomadelfia chiamano lavori di massa, perché svolti tutti insieme. Nello spirito dei consigli evangelici, la popolazione di Nomadelfia conduce una vita caratterizzata dalla sobrietà, cioè secondo le vere esigenze umane. Non circolano soldi, non ci sono negozi ma soltanto magazzini. I generi alimentari vengono distribuiti ai gruppi familiari in proporzione al numero delle persone e secondo le necessità dei singoli e anche per i vestiti i Nomadelfi attingono dal magazzino, nei limiti delle reali necessità.

Il reportage

Scheda autore

Enrico Genovesi

Nomadelfia

Nato nel 1962, Enrico Genovesi vive a Cecina (LI), Italia, e fotografa dal 1984 dedicandosi prevalentemente al reportage a sfondo sociale su storie italiane. Ha all’attivo pubblicazioni su magazine italiani e vari libri alcuni dei quali realizzati per conto di Enti pubblici: Ministero della Giustizia, Asl, partenariati con la Comunità Europea. Ha collaborato con l’Agenzia “Grazia Neri” e successivamente, fino a tutto il 2012, è stato rappresentato da Emblema photoagency.

Fotocamera: Fujifilm X-T2
Obiettivo: Fujinon 18/f2

English version

Nomadelfia

by Enrico Genovesi

text by Sara Forni

“If one keeps all things to himself, he often doesn’t have enough of them. If one shares things with others, then it’s enough for everyone.”

From the greek terms nomos and adelphia, Nomadelfia is a community a few kilometers from Grosseto “where fraternity is law”. Founded in 1948 by Don Zeno Saltini, today about 300 people, divided into 70 families, live together trying to build a ‘new civilization’ that has as its only law the Gospel and the founding values of Christianity, welcoming orphaned children. The inhabitants of Nomadelfia are a population in every respect, made up of men, women and children united in families, but also priests and volunteers.  Enrico Genovesi has spent time to tell the daily life of these people, and thanks to his project he is one of the winners of the 2020 edition of ‘Closer’ of Witness Journal, in the reportage section.

In Nomadelfia all assets are in common. The economic resources come from work, from welfare contributions for the children received, and from providence, especially through apostolate activities: press, evenings, meetings. “If one keeps all things to oneself, it is often not enough for him even if he always has more. If one shares things with others, then they will be enough for everyone,” says Gianni, one of the inhabitants of the community, who is divided into about 12 family groups of 4-5 families each. Even though each group is managed independently, the main moments of the day, like meals, are shared among the whole community. Even the work is not autonomous, especially the work in the countryside, which the inhabitants of Nomadelfia call ‘mass work’, because it is done all together. In the spirit of the evangelical counsels, the people of Nomadelfia lead a life characterised by sobriety, that is, according to true human needs. There is no money in circulation, no shops, only warehouses. Foodstuffs are distributed to family groups in proportion to the number of people and according to the needs of individuals, and the Nomadelphis also draw from the warehouse for clothing, within the limits of real needs.