Ndugu Mdogo
WJ #147“Sono il tempo, l’affetto e l’attenzione che mancano, più che i beni materiali”.
(Jack Matika, educatore di strada)
Piccolo Fratello, in Swahili Ndugu Mdogo, è il centro di recupero per bambini e adolescenti gestito da Jack Matika e situato alle porte di Kibera, il più vasto insediamento informale di Nairobi. Attraverso la collaborazione di operatori sociali ed enti governativi, il centro identifica i minori in situazioni di emergenza familiare offrendo loro un rifugio, e la speranza di un futuro migliore.
“Circa l’80% dei ragazzi che sosteniamo provengono da famiglie che vivono in estrema povertà: questa è la ragione per cui un gran numero di giovani cresce in un contesto di violenza, che li spinge verso l’abuso di sostanze, – spiega Jack Matika – una via d’uscita spesso adottata per evadere dall’acre realtà che li circonda”. Aiutare le famiglie, significa quindi affrontare la questione alla radice e, in questo senso, il sostegno economico costituisce una forma di supporto essenziale. Ma, sempre secondo Jack, non rappresenta l’aspetto più importante: “Sono il tempo, l’affetto e l’attenzione che mancano, più che i beni materiali”.
La violenza contro i bambini è comune in Kenya, un problema con conseguenze negative per tutta la vita. Un sondaggio pubblicato da Unicef nel 2018 ha rilevato che il 79% dei ragazzi e il 76% delle ragazze hanno subito violenza fisica, sessuale e/o emotiva prima dei 18 anni. In generale, nel Paese il 42% dei bambini (8,7 milioni) vive in povertà economica e circa il 53% dei bambini (11,1 milioni) in povertà multidimensionale (KNBS, 2020).
Il lavoro svolto nel centro di Kibera è duro e complesso, richiede tempo e prova a rispondere alle necessità di ciascun bambino: individuare il tipo di trauma e far emergere la sua personalità. Alcuni mostrano una sorprendente resilienza, riuscendo a superare traumi intensi, mentre per altri il cammino può essere più lungo e tortuoso. “La strada non smette di affascinare, perché non impone loro una riflessione, mentre nel centro di recupero vengono imposte alcune regole” racconta Padre Kizito Sesana, missionario comboniano e giornalista italiano. Nella periferia di Kivuli ha aperto uno dei primi centri di accoglienza di Nairobi, il Kivuli Center, un luogo dove bambini e giovani che vivono in strada possono trovare cibo, sicurezza e un sentimento di appartenenza che si estende a tutta la comunità.
Bisogna innanzitutto comprendere l’immenso sforzo richiesto ai bambini, chiamati a confrontarsi con nuovi tratti della loro personalità, spesso velati da esperienze di vita traumatiche. Ricordi vividi che, con il passare del tempo, possono prevalere sulla loro parte più fragile, una parte della personalità molto spesso negata che devono innanzitutto scoprire, poi riconoscere, e infine nominare. “Porsi le domande ‘Chi sono?’ e ‘Chi voglio diventare?’ rappresenta il primo passo verso un percorso di crescita che devono accogliere senza costrizione”, sottolinea Padre Kizito. Anche per questa ragione, è fondamentale offrire loro un tipo di affetto mai sperimentato prima, un affetto capace di risvegliare una parte di sé repressa da paure e violenze, che solo un atto d’amore può liberare.