My-my
WJ #116di Emanuele Gaudioso
Testo a cura di Cristiano Capuano
Una fitta coltre di fumo si alza dalla ferriera nord della SiderPotenza, stendendosi sui prefabbricati e sul campetto da calcio costeggiato dalla statale 407.
Bucaletto – quartiere popolare alla periferia del capoluogo lucano – è avvolto dai miasmi di un tempo sospeso, tra l’emergenza sismica del 1980 che l’ha visto nascere, e le prospettive precarie di una riqualificazione che procede a tentoni. L’intero quartiere sorge su terreni appartenenti in origine alla curia potentina, donati poi in concessione all’indomani del sisma per far fronte all’emergenza abitativa. Inizialmente provvisorio, Bucaletto ha preso forma a partire dai prefabbricati costruiti in legno e cemento – non senza l’apporto massiccio di eternit – tra il 1981 e il 1982.
Da diversi anni a questa parte, un disinteresse generale intervallato da sporadiche manifestazioni di interesse politico ha caratterizzato i progetti di riconversione, interrotti a più riprese tenendo in stallo le vite di tante persone che il quartiere lo vivono. I prefabbricati sgomberati sono marchiati dagli inquilini con una croce che sta a indicarne l’imminente demolizione, ma in queste aree sottoposte a sfratto a mancare è un’alternativa concreta alle macerie: sovvenzioni e agevolazioni sull’affitto restano incerte e l’edificazione di nuove abitazioni sporadiche, così che in tanti decidono di restare nonostante tutto. I cento alloggi Ater costruiti nell’ambito del piano di riqualificazione risalgono ormai al 2015, e le perizie geologiche che avrebbero dovuto dare il via ad una nuova fase di attuazione del progetto nel 2020 hanno subito un’ulteriore impasse con la complicità della pandemia in corso. Intanto, 350 famiglie abitano i prefabbricati non ancora demoliti, che hanno almeno goduto della rimozione delle coperture in amianto.
Un’attesa lunga quarant’anni, e gli abitanti di Bucaletto continuano ad attraversare un paesaggio sospeso nel vuoto, su cui si addensano le nubi dell’incertezza e i fumi del vicino impianto siderurgico, le cui emissioni di diossina sono monitorate dalle centraline solo da pochi anni.
Il reportage
Scheda autore
Emanuele Gaudioso
Emanuele Gaudioso (1986) ha studiato traduzione e linguaggi presso le università di Napoli, Sofia e Mosca. In Bulgaria, decide di intraprendere un cammino di studi in fotografia che proseguirà a Londra con un Master in fotogiornalismo e fotografia documentaristica presso la University of Westminster. Nel corso degli anni ha collaborato con diverse testate italiane. Il suo campo di ricerca tocca tematiche ambientali quali l’inquinamento e come l’uomo si rapporta con esso. Vive e opera in Basilicata ma allo stesso tempo si sposta all’estero per documentare eventi di rilevanza internazionale.
Fotocamera: Canon 5D Mark III - Ricoh GrII
Obiettivo: 40 mm
English version
My-my
by Emanuele Gaudioso
Text by Cristiano Capuano
Thick blankets of smoke rise from SiderPotenza’s northern ironworks, spreading over the prefabs and the football pitch flanking the state route 407.
Bucaletto – popular district on the outskirts of Potenza – looks held up in suspense between the 1980’s earthquake emergency from which it arose and uncertain prospects of slow and struggling redevelopments.
The entire neighbourhood stands on plots of land once owned by the curia, then granted to the local administration in the aftermath of the earthquake, to cope with the housing emergency. Conceived as temporary, Bucaletto took shape from prefabs built in wood, concrete, and a considerable amount of asbestos, between 1981 and 1982. For several years now, a general indifference and irregular public investments have connoted the urban regeneration plans for the area, keeping on local people’s lives on hold.
Vacated prefabs are marked by former residents with a red cross signifying a forthcoming demolition, but for those evicted there is no real alternative to such rubbles: welfare grants and rent allowances are uncertain and new houses are sporadically built, so that many residents eventually choose to stay in spite of everything. Some of the last hundreds of public houses built in the area date back to 2015, and geological surveys which would implement new constructions in 2020 are further deadlocked by the current pandemic. Meanwhile, 350 families still live in not yet demolished prefabs, now, at least, free from asbestos roofing. In a forty-years long wait, Bucaletto’s residents continue to live in a time suspended cityscape, enshrouded by a general uncertainty and by the nearby steel mill fumes, which have only recently started to be monitored.