Minatori freelance

WJ #143

Si definiscono «minatori freelance». Vivono con pochi ricavi dopo aver rivoltato, setacciato, e scavato nella terra rossa cambogiana alla ricerca di zirconi azzurri, pietre preziose destinate al mercato locale e internazionale.

La regione di Ratanakiri, nel nord est della Cambogia, è conosciuta per le gemme che la sua terra rossa nasconde nel ventre. Nel villaggio di Bar Kaev, abbandonata la strada maestra che porta verso il Vietnam, ci si addentra in una superficie che una volta ospitava la foresta. Lungo il sentiero che la attraversa compaiono qua e là decine di profondi buchi neri. Ogni buco è una cicatrice lasciata da una miniera di zirconi abbandonata: quelle in funzione si riconoscono subito dal telo teso che le ombreggia. Non siamo in una grande miniera a cielo aperto dove migliaia di uomini formiche lavorano come formiche per estrarre le pietre preziose; qui le miniere sono a conduzione familiare, aperture larghe a sufficienza per farci infilare un uomo e profonde più di dieci metri. Non ci sono scale per salire e scendere laggiù. Si sfrutta solo la forza delle braccia e delle gambe per entrare e uscire dalla pancia della terra.

La squadra è composta da due persone, che ciclicamente si alternano. Uno scava e l’altro si mette all’argano mentre l’altro in fondo al pozzo, lavorando sempre in ginocchio riempie i secchi e li aggancia uno dopo l’altro alla corda che li porterà in superficie. Metà della giornata la si trascorre in superficie e l’altra metà nel sottosuolo, queste sono le proporzioni, la fatica è equivalente e condivisa a metà, come diviso è il ricavo frutto del sudore di giornata. La speranza di buona sorte nutre la smania del cercatore ma la perseveranza appaga la necessità di garantire alle proprie famiglie che vivono in capanne vicino alla miniera, un guadagno medio giornaliero decente di circa 15 dollari.

Il reportage

Scheda autore

Lello Fargione

Nasce in Sicilia a Palazzolo Acreide (Siracusa) dove vive e lavora. Durante gli studi universitari si appassiona alla fotografia e comincia a viaggiare. La sua fotografia è una continua ricerca dell’altrove e del sé nei suoi continui viaggi che affronta prima in Sicilia, poi nel mondo e in Asia in particolare dove torna da molti anni. Negli ultimi anni ha perfezionato la sua formazione con autori del panorama nazionale partecipando a corsi e workshop. Dopo un Master in Comunicazione e Web Design, ha intrapreso un percorso didattico all’Accademia di Belle Arti “Rosario Gagliardi” dove si laurea in Arti Visive Visual Realities. Da freelance collabora e scrive per diverse agenzie fotografiche e riviste on line.

Fotocamera: Nikon 750 - Fuji x-T2 - Leica Q2
Obiettivo: Nikon 24/85mm f.2.8 - Fuji 23mm f. 1.4

English version

Freelance miners

Photographs by Lello Fargione

Text edited by Lello Fargione

They call themselves “freelance miners”. They live on little income after turning over, sifting, and digging in the red Cambodian earth in search of blue zircons, precious stones destined for the local and international market.

The Ratanakiri region, in the north-east of Cambodia, is known for the gems that its red earth hides in its belly. In the village of Bar Kaev, having abandoned the main road that leads to Vietnam, you enter an area that once hosted the forest. Along the path that crosses it, dozens of deep black holes appear here and there. Each hole is a scar left by an abandoned zircon mine: those in operation can be immediately recognized by the stretched cloth that shades them. We are not in a large open-pit mine where thousands of ant-men work like ants to extract precious stones; the mines here are family-run, openings wide enough for a man to squeeze through and more than ten meters deep. There are no stairs to go up and down there.

Only the strength of the arms and legs is used to enter and exit the belly of the earth. The team is made up of two people, who alternate cyclically. One digs and the other uses the winch while the other at the bottom of the well, always working on his knees, fills the buckets and hooks them one after the other to the rope that will bring them to the surface. Half the day is spent on the surface and the other half underground, these are the proportions, the effort is equivalent and shared in half, just as the income resulting from the day’s sweat is divided. The hope of good fortune feeds the prospector’s eagerness but perseverance satisfies the need to guarantee their families who live in huts near the mine a decent average daily earnings of around 15 dollars.