Milano tiremm innanz

WJ #117

Il settimanale Internazionale nel numero del 6 dicembre 2019 pubblicava un articolo del The Observer dedicato alla città di Milano intitolato “Milano non si ferma e la periferia paga il conto”. Di lì a pochi mesi sarebbe arrivato il virus.

Milano, dunque.  La città meneghina può essere ormai considerata a buon titolo uno snodo importante dei servizi  avanzati (moda, finanza, design, tecnologia…) essendo sede di molte multinazionali attive in tali settori. Ciò ha comportato nel corso degli ultimi decenni l’arrivo in città di molte figure professionali qualificate dal resto dell’Italia e non solo; simboli di questo successo sono sicuramente i nuovi grattacieli, realizzati o in costruzione, progettati da famosi  archistar per Generali, Allianz, Unicredit, PWC, A2A, Unipol, UBI, Vittoria Assicurazioni ecc. L’edilizia verticale non si limita solo ad adibire a uffici  le nuove architetture, bensì troviamo anche lotti residenziali (East Uptown, Città Contemporanea, Social Village,  Bosco Verticale, Torre Aria, Park Tower…) che si inseriscono in un contesto di modernità che forse sarebbe piaciuto agli esponenti del futurismo che nasceva 110 anni fa proprio a Milano.

Numerosi degli interventi, di cui si sono riportati solo alcuni esempi, hanno riguardato il recupero di aree dismesse industriali e ex scali ferroviari. Si tratta di numerose attività del settore secondario che hanno cessato o spostato altrove la loro produzione (solo per citarne alcune: Alfa Romeo, Falk, Galbani, Pirelli, Breda, Ansaldo, General  Electric, Magneti  Marelli,  Innocenti, Manifattura Tabacchi…).

Altri recuperi sono stati dedicati, o sono ancora in corso, alla realizzazione di ospedali,  musei, poli universitari , teatri (Ospedale Galeazzi, Città della Salute, Fondazione Prada, Pirelli Hangar Bicocca, Polo Universitario Bicocca, Teatro degli Arcimboldi, Superstudio, Museo delle Culture).

Di recupero un po’ particolare si può parlare nel caso di cui è stato protagonista Zakaria Jemai, tunisino. Una dozzina di anni fa ha deciso di abitare, senza allaccio alcuno a utenze, in un’ex fabbrica chimica in zona Cormano. Zio Zak, così è conosciuto, ha incontrato e fatto amicizia con alcuni artisti della street art che hanno iniziato a dipingere le loro opere sui muri interni ed esterni dell’immobile. Altri si sono aggiunti nel corso degli anni, ed ora il “Castello di Zak”, come viene chiamato, è uno splendido e spontaneo museo di street art. Il rapper Ghali vi ha girato il videoclip della canzone Habibi. Peccato che recentemente lo zio sia stato costretto ad allontanarsi in vista dell’imminente ed ennesimo recupero di aree dismesse.

Il processo di deindustrializzazione e la conseguente diminuzione significativa della classe operaia, ormai conclusosi, è iniziato alla fine degli anni 80, mentre l’attività di recupero delle aree non si ferma ancora oggi. Questa imponente  trasformazione (in circa un secolo Milano ha conosciuto gli effetti di tutti i classici settori economici dal primario al terziario)  non poteva non avere un forte impatto sulla società.

Proprio su questo aspetto si concentra l’articolo precedentemente citato che sottolinea come le trasformazioni che hanno interessato le grandi città europee abbiano determinato la nascita di una classe sociale di “èlite” le cui esigenze quotidiane sono soddisfatte da un precariato (rider, commessi, camerieri, addetti pulizie, adetti ai call center, addetti alla guardiania, OSS, fattorini…), sottopagato e che è spinto sempre più a vivere nelle periferie. Ci troviamo davanti a un ulteriore capitolo della disuguaglianza dei redditi e della disparità nella distribuzione della ricchezza che ha già fatto molto discutere e che in questa declinazione facilmente sarà uno dei temi più sentiti del dibattito pubblico.

Detto questo a inizio 2020 è arrivato il Covid a sparigliare le carte in tavola. Si potrebbe parafrasare dal titolo della testata inglese che “Milano si è fermata e la periferia paga ancor di più il conto”, con sempre più ricorso allo smart working con uffici deserti (è di settembre la preoccupazione del sindaco di Milano Beppe Sala, intervenuto a un convegno, di vedere le torri vuote)  e lavoratori a casa propria anche a centinaia di chilometri di distanza. Un  processo in parte irreversibile, mentre tante attività di supporto al sistema economico in atto sono fallite.

Il reportage

Scheda autore

Stefano Caviglia

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Stefano Caviglia, 59 anni, vive in provincia di Genova. Fotografa da quando ha 20 anni, anche se solo da poco  ha sviluppato un proprio metodo di lavoro. Tiene corsi di fotografia di base per associazioni locali.

Fotocamera: Lumix gx8
Obiettivo: Leica 12-60 mm f 2.8-4

English version

Milano tiremm innanz

by Stefano Caviglia

“They made Milan 2, Milan 3, in a few years they will reach Milan 15: an oasis of greenery just 5 minutes from the center of Pescara” (Paolo Rossi)

The weekly Internazionale in the issue of 6 December 2019 published an article from “The Observer” dedicated to the city of Milan entitled “Milan does not stop and the suburbs pay the bill”. In a few months the virus would arrived. Milan, therefore. The city of Milan can now rightly be considered an important hub for advanced services (fashion, finance, design, technology…) as it is the seat of many multinationals active in these sectors. Over the last few decades, this has led to the arrival in the city of many qualified professionals from the rest of Italy and beyond; symbols of this success are certainly the new skyscrapers, built or under construction, designed by famous archistars for Generali, Allianz, Unicredit, PWC, A2A, Unipol, UBI, Vittoria Assicurazioni etc. Vertical buildings are not limited to just using the new architectures as offices, but we also find residential lots (East Uptown, Contemporary City, Social Village, Bosco Verticale, Torre Aria, Park Tower…) that fit into a context of modernity that perhaps it would have liked the exponents of futurism that was born 110 years ago in Milan.

Many of the interventions, of which only a few examples have been reported, involved the recovery of abandoned industrial areas and former railway yards. These are numerous activities in the secondary sector that have ceased or moved their production elsewhere (just to name a few: Alfa Romeo, Falk, Galbani, Pirelli, Breda, Ansaldo, General Electric, Magneti Marelli, Innocenti, Manifattura Tabacchi…).

Other recoveries have been dedicated, or are still in progress, to the construction of hospitals, museums, university centers, theaters (Galeazzi Hospital, Città della Salute, Fondazione Prada, Pirelli Hangar Bicocca, Bicocca University Center, Arcimboldi Theater, Superstudio, Cultures museum).

A somewhat particular recovery can be talked about in the case of Zakaria Jemai, a Tunisian. A dozen years ago he decided to live, without any connection to utilities, in a former chemical factory in the Cormano area. Uncle Zak, as he is known, met and made friends with some street art artists who began to paint their works on the internal and external walls of the building. Others have been added over the years, and now “Zak’s Castle”, as it is called, is a splendid and spontaneous street art museum. Rapper Ghali shot the video of the song Habibi there. It is a pity that his uncle was recently forced to leave in view of the imminent and umpteenth recovery of abandoned areas.

The process of deindustrialization and the consequent significant decrease of the working class, which has now ended, began in the late 1980s, while the recovery of the areas does not stop today. This massive transformation (in about a century Milan experienced the effects of all the classic economic sectors from the primary to the tertiary sector) could not fail to have a strong impact on society.

The previously cited article focuses on this aspect, which underlines how the transformations that have affected the great European cities have led to the birth of an “elite” social class whose daily needs are met by precarious workers (riders, shop assistants, waiters , cleaners, call center workers, security guards, OSS, bellhops …), underpaid and who is increasingly pushed to live in the suburbs. We are faced with a further chapter of income inequality and inequality in the distribution of wealth that has already caused much discussion and that in this declination will easily be one of the most heartfelt themes of public debate.

That said, Covid arrived at the beginning of 2020 to clear the tables. It could be paraphrased from the title of the English newspaper that “Milan has stopped and the suburbs pay the bill even more”, with more and more use of smart working with empty offices (the concern of Milan Mayor Beppe Sala, who spoke at a convention, to see the empty towers) and workers at home even hundreds of kilometers away. A partly irreversible process, while many activities to support the economic system in progress have failed.