Migration Flow
WJ #135di Muhammed Lamin Jadama
Testo a cura di Muhammed Lamin Jadama e Antonia Bretschkow
“Di dove sei?”. Una domanda che troppo spesso le persone BiPoC in Europa sono costrette a sentire, perché vengono ancora percepite come straniere. Il progetto Migration Flow amplia la prospettiva delle persone rappresentate come migranti, mostrando le motivazioni del viaggio, e i volti delle persone che migrano e si spostano verso e attraverso Berlino. Dare spazio a volti e voci diverse mostra che la dispersione e il movimento sono una parte integrante dell’esperienza umana.
Il progetto non parla solo dei cosiddetti “rifugiati”, ma anche dei tedeschi e degli altri migranti (europei). Voglio che le persone sentano e vedano immagini di storie belle, e che si pongano delle domande sul perché e da dove siamo venuti, per poi stabilirci a Berlino. Raccontando le diverse motivazioni alla base del processo migratorio, Migration Flow vuole concentrarsi su come spesso le esperienze e i sogni personali ispirino la migrazione. Le storie individuali non solo ci aiutano a capire l’origine della decisione di migrare, ma possono anche ampliare e cambiare le nostre prospettive.
L’osservatore si imbatterà in sequenze di foto intervallate da interviste, che vogliono dar voce alle persone raccontate, facendo vedere e sentire le loro storie. Intendo la mia fotografia come uno strumento di mediazione, che permette di creare momenti di interazione tra persone che altrimenti non si incontrerebbero. Voglio dare ai lettori la possibilità di intravedere l’umanità in tutta la sua bellezza e il suo colore.
Uno dei modelli migratori più significativi oggi è lo spostamento dalle aree rurali a quelle urbane, alla ricerca di una vita migliore. Questo non vale solo per l’Europa o per Berlino, ma è una tendenza generale che si osserva in tutto il mondo e di cui si parla raramente. Mentre molti progetti si concentrano su ciò da cui le persone si allontanano, pochi parlano di ciò che le spinge verso certi luoghi: Migration Flow vuole quindi condividere storie che introducano immagini e narrazioni positive, creando empatia e influenzando dibattiti politici. Storie che possono aiutarci a comprendere la migrazione come istinto ed esperienza umana essenziale.
È importante diffondere narrazioni non solo della Berlino e della Germania del passato, ma anche del presente e di un possibile futuro. Berlino come una città che costruisce ponti tra le persone, una città che può servire come ispirazione per un futuro in cui tutti possiamo muoverci liberamente negli spazi pubblici che condividiamo.
Il reportage
Scheda autore
Muhammed Lamin Jadama
Muhammed Lamin Jadama è un film-maker e fotografo nato è cresciuto nella regione Senegambia (oggi Gambia). Vive in Europa dal 2008 e nel 2011 è approdato a Berlino. È cofondatore di “Wearebornfree! Empowerment Media” ed è stato collaboratore nella produzione del premiato film “NAPPS-Memoire of an Invisible Man”. Dal 2010 lavora sul campo, tracciando da vicino i silenziosi e drammatici momenti delle vite quotidiane dei rifugiati in Europa. Documentando la situazione dei rifugiati ed immigrati in diversi paesi dell’Unione – tra cui l’occupazione del Oranienplatz a Berlino dal 2012 al 2014 – Muhammed vuole rappresentare la migrazione come un’esperienza fatta di tante sfaccettature, un’esperienza che non si limita a quella delle persone definite “migranti” dallo stato.
Fotocamera: Canon G1X
Obiettivo: 28-112mm
English version
Migration Flow
Photography by Muhammed Lamin Jadama
Story edited by Muhammed Lamin Jadama and Antonia Bretschkow
“Where are you from?”. A question all too often posed to BiPoC’s in Europe. Because by a dominantly white society they are still perceived as foreigners. The Migration Flow project wants to broaden the perspective of which people are represented as migrants by visualising the various motivations and faces of people migrating to and through Berlin. It gives space to different faces and voices and shows that dispersion and movement are an integral part of the human experience.
The project is not only about so-called “refugees”, but also about Germans and other (European) migrants. I want people to listen to our beautiful stories. I want them to reflect on why and from where we came to Berlin. By showing the different motivations behind the migration process, Migration Flow focuses especially on the fact that personal experiences and dreams often inspire migration. Individual stories not only help us understand how and why people migrate from one place to another, but can also broaden and change our perspectives.
The observer will encounter sequences of photos mixed with interviews. In this way, I want to give voice to the people I captured, making their stories seen and heard. I understand my photography as a mediating tool that creates moments of interaction between people who otherwise wouldn’t meet. My intention is to mediate and create a space for dialogue and understanding among people from different parts of the world, giving them a glimpse of humanity in all its beauty and colour.
Today, one of the most significant migration patterns is the movement from rural to urban areas in search of a better life. This does not only apply to Europe or Berlin, but it is a general pattern that can be observed all over the world. Though it is a reality that is rarely talked about. While many projects focus on what people move away from, only few talk about what drives them to certain places. Therefore, I want to share stories that introduce positive images and narratives, creating empathy and influencing political debates. I believe these stories can help us understand migration as an essential human instinct and experience.
I want to broaden the perspective of what people and what stories are represented in the context of “migration”. Finally, my project wants to show Berlin as a city that builds bridges between people. A city that can serve as inspiration for a future in which we can all move freely in the public spaces we share.