Mediterranea

WJ #102

“Nessuno sceglie di essere un rifugiato”

Ridare speranza, costruire umanità e difendere i diritti. Questo é l’obiettivo!

Secondo i dati raccolti da UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, 9270 è il numero di migranti arrivati in Europa da inizio 2019. Svariate le nazionalità. Guinea, Tunisia, Marocco, Siria, Iraq, Afghanistan tra le più dichiarate al momento dello sbarco.

La maggior parte di essi arriva dal mare. Quel mare blu che per noi è sinonimo di vacanza e di relax è lo stesso in cui sono riposti sogni, ambizioni, speranze di chi scappa dal proprio paese per cercare la possibilità di una vita in pace, lontano dalla casa dove è nato e cresiuto, dal paese dove ha le radici, ma dove non è più al sicuro.

Insieme alle imbarcazioni che traghettano migranti, le acque sono solcate dalle navi di tante organizzazioni non governative che provano a dare soccorso ai naufraghi. Ricordiamo la Sea Eye, la Open Arms, Sos Mediterranée, Jugend Rettet, Seefuchs e Lifeline.

Recentemente, a seguito delle politiche restrittive di Minniti e del pugno duro imposto da Salvini che proclama la chiusura dei porti, la maggior parte di esse si è vista costretta a tirare i remi in barca: cambiare rotta o ormeggiarsi in qualche porto, come avvenuto per la Sea Watch, o Aquarius, tenuta per ben due volte al largo, impedendo gli sbarchi delle persone a bordo.

In questo quadro di giorno in giorno più preoccupante, nasce Mediterranea: una piattaforma di realtà civile arrivata nel mar Mediterraneo dopo l’abbandono delle ONG. “Resa possibile grazie a un progetto promosso dalla collaborazione fra le ONG e diverse realtà sociali e politiche del terzo settore, l’iniziativa promuove un’azione di disobbedienza morale, a fronte di una scelta di obbedienza civile; disobbedire al clima corrente di nazionalismo e xenofobia, in nome delle norme di costituzione internazionale condivise, definite e vidimate da tutti i paesi europei in tempi più lucidi.

L’equipaggio di Mare Jonio, la nave battente bandiera Italiana di Mediterranea protagonista nell’ottobre del 2018 delle foto di Michelle Seixas, risulta composto da 11 persone, incluso un team di soccorso. Non essendo realmente equipaggiata per grandi operazioni di salvataggio, al momento il primo obiettivo di Mediterranea è quello di diventare una voce di denuncia della mancanza di soccorsi e, al tempo stesso, la testimonianza diretta dei possibili naufragi nelle acque del Mare Nostrum, unitamente a una prestazione di assistenza medica di primo soccorso.

A dispetto delle critiche mosse al progetto e dei dubbi sollevati in merito all’efficacia delle sue azioni, per i promotori di questa operazione lo scopo prioritario rimane quello di poter ridare speranza, diritti e vita a chi li va cercando per mare, umanità e fiducia a chi li ha perduti sulla terraferma.

Il reportage

Scheda autore

Michelle Seixas

Felice della vita facendo ciò che mi piace: fotografare e viaggiare! Sono una fotografa di cuore e professione!

Unendo queste due cose che riempiono la mia anima, é emerso poco a poco quest’incredibile progetto di fotografare persone vere nel loro quotidiano, emozioni genuine, gioia di un momento speciale, un sorriso sincero e baci rubati. Grazie ai miei viaggi associati alla fotografia, ho l’opportunità di congelare momenti ed emozioni in vari angoli del mondo.

Dai matrimoni a San Paolo e Barcellona, a due maratoneti in Palestina, alla passione tra  due manifestanti in Catalogna. Cerco di fotografare per dare voce a una città che è la mia casa, Barcellona. Quando fotografo sono uno “spirito libero”!

Fotocamera: Canon 5D Mark IV
Obiettivo: Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM - Canon EF 16-35mm f/2.8L II USM

English version

Mediterranea

Photography by Michelle Seixas

Story edited by Alessandro Barile

 

“No one chooses to be a refugee”

Give back hope, build humanity and defend rights. This is the goal.

 

According to the data collected by UNHCR, the UN refugee agency, since the beginning of 2019, 9270  migrants arrived in Europe.

Guinea, Tunisia, Morocco, Syria, Iraq, Afghanistan among the most declared original countries at the time of landing.

Most of them arrive from the sea. The sames waters are also plowed by the ships of many non-government organizations that try to help the survivors. We recall the Sea Eye, the Open Arms, Sos Mediterranée, Jugend Rettet, Seefuchs and Lifeline.

Recently, because of the restrictive policies of Minniti and the hard line imposed by Salvini proclaiming the closure of ports, the majority of them were forced to change course or moor in some port, as happened for the Sea Watch, or Aquarius, held twice offshore, preventing the landings of people on board.

 

In this situation every day more worrying, born Mediterranea: a platform arrived in the Mediterranean Sea after the abandonment of NGOs. Made possible thanks to a project promoted by the collaboration between the NGOs and different social and political realities of the third sector, the initiative promotes an action of moral disobedience, compared to a choice of civil obedience, disobeying the current climate of nationalism and xenophobia, in the name of the rules of international constitution shared, defined and vidimate by all European countries.

The crew of the Mare Ionio, the Italian ship of Mediterranea that we see in the pictures teken by Michelle Seixas in October 2018, is made up of 11 people, including a rescue team. Not being really equipped for large rescue operations, the first goal of Mediterranea is to become a voice denouncing the lack of assistance and, at the same time, the direct witness of possibles shipwrecks in the waters of the Mare Nostrum, together with a provision of first aid medical assistance.

Despite the criticism of the project and the doubts raised about the effectiveness of its actions, for the promoters of this operation the primary objective remains that of restoring hope, rights and life to those who seek them in the sea, humanity and trust to who lost them on the mainland.