Mara
WJ #122Ingiustizia. Sofferenza. Consapevolezza. Gioia. Con queste quattro parole potrebbero essere rappresentate le fasi che attraversano coloro che intendono conoscere questa storia. E la nostra guida è la fotografia di Guglielmo Antuono, il quale ci permette di avvicinarci timidamente e di fare la conoscenza di una bambina: Mara.
Per lei, la ricerca di una stabilità era già stata una complicazione pochi attimi prima di venire al mondo. Mara nasce infatti con un parto d’urgenza, il quale non rappresenta solo l’inizio della sua vita, ma anche il primo di numerosi momenti in cui il suo fragile corpo verrà messo a dura prova. Dopo aver passato tre mesi di apnee e rianimazioni in un’incubatrice, il neuropsichiatra infantile conferma ai genitori la diagnosi di una paralisi cerebrale, portatrice di ritardi e di deficit permanenti. Il percorso iniziato in una Sanità non è d’aiuto né per Mara, né per la sua famiglia. Questo perché la struttura è troppo abituata a gestire casi specifici con protocolli standard. Ma mamma e papà non si danno per vinti, e scelgono di seguire dei metodi alternativi. La situazione sembra migliorare, alcuni deficit vengono recuperati, ma il prezzo da pagare ricade sulle dure sessioni di esercizi da svolgere giorno per giorno. Ma questo, per Mara, è la punta dell’Iceberg. Perché le difficoltà vere e proprie si riversano sul suo essere ancora una bambina. Niente rampe e scalini per accedere a un negozio di giocattoli o a una giostra, niente trasporti idonei per raggiungere la scuola. Ma la scuola rappresenta anche uno di quei momenti in cui Mara riesce a vivere. Le maestre, ma soprattutto i compagni, riescono a farla sentire una di loro, abbattendo con forza la barriera della pietà.
Le immagini di Guglielmo Antuono sono volutamente irregolari. Ed emerge un’importante dimensione legata al movimento e alla rapidità. Questo perché il fotografo vuole suggerire a tutti noi che la dinamicità espressa dalle fotografie è la stessa dinamicità di cui Mara è alla ricerca ogni giorno. Con questo reportage, Guglielmo ci ricorda quanto la fotografia è profondamente legata alla narrazione e al racconto. E questo è uno di quei racconti che dona nuove consapevolezze al suo fotografo e ai suoi lettori, facendoci crescere tutti insieme.