L’impossibilità di un’isola
WJ #96di Marylise Vigneau
Testo a cura di Laura Pezzenati
A L’Avana il tempo è un personaggio inevitabile. Distruttivo o faceto, sardonico o nostalgico, politico o immaginario, in ogni caso irriverente, il tempo estende la sua trama e la sua ombra in tutta la città.
Mezzo secolo di isolamento provocatorio, embargo e straziante austerità hanno lasciato il segno.
Negli anni, la Rivoluzione sembra essere stata sequestrata, il tessuto superbo e sensuale della città si è sbriciolato, le persone sono andate in esilio costruendo una vivida assenza, gli eroi sono invecchiati, le piscine sono state lasciate vuote e ovunque si respira incredulità e riluttanza verso la propaganda.
Qui Il tempo è collassato. Ma quello stesso tempo sembra ora sul punto riprendere a scorrere.
Sulle strade dell’Avana, si respira una carica di aspettativa, si incontra un popolo che desidera ardentemente sfuggire da questo austero paradiso crollato e guardare fuori. Le restrizioni dell’amministrazione Trump potrebbero rallentare il processo, ma inevitabilmente l’isola costruirà ponti con il resto del mondo, ricominciando a tessere una nuova trama nella Storia.
Queste immagini di un’utopia in bancarotta sono state scattate tra giugno 2014 e dicembre 2017.
Il reportage
Scheda autore
Marylise Vigneau
[:it][:it][:it][:it]Mrylise Vigneau è cresciuta a Parigi in una famiglia conservatrice e ha ben presto sognato fughe, avventure e teatri più ardenti.
Ha studiato letteratura comparata alla Sorbona laureandosi con tesi incentrata sulla città come protagonista dei romanzi russi e dell’Europa centrale.
La sua formazione è essenzialmente letteraria ma la fotografia è divenuta ormai da tempo il suo linguaggio. Documenta lo spazio urbano e le sue metamorfosi dovute al tempo e a quello che è comunemente chiamato “sviluppo”.
L’Asia è il suo terreno preferito. Le piace giocare con i contrari, il vuoto e il pieno, l’isolamento e la moltitudine, l’ironia e la tenerezza, il casuale e l’intenzionale.
È rappresentata dall’agenzia Anzenberger a Vienna, in Austria.[:][:][:][:]
Fotocamera: Leica Q
Obiettivo: 28mm
English version
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The impossibility of an island
Photography byMarylise Vigneau
Story edited by Laura Pezzenati
In Havana time is an unavoidable character. Destructive or facetious, sardonic or nostalgic, political or imaginary, irreverent in any case, time sprawls its texture and shadow all over the city
In Havana time is an unavoidable character. Destructive or facetious, sardonic or nostalgic, political or imaginary, irreverent in any case, time sprawls its texture and shadow all over the city. Half a century of defiant isolation, embargo and excruciating austerity has done its work. In the vale of years, the revolution seems to have been confiscated, the superb and sensuous fabric of the city has crumbled beyond repair, people have gone into exile building a very vivid absence, heroes have aged, swimming-pools have been left empty and disbelief and reluctance towards propaganda is everywhere.
Time has collapsed here but time is on the verge of unwrapping. On Havana’s streets, there is a charge of anticipation, and one senses a people yearning to escape this fallen paradise and to face the world.
These pictures of a bankrupt utopia have been taken between June 2014 and December 2017.[:][:][:][:]