L’età aurea

WJ #145

Prosperità e benessere fanno rima con giovinezza. Eppure, l’età aurea non è così incantata come si potrebbe pensare. Vista con il senno di poi, è il momento delle illusioni, delle speranze, dei progetti e dell’esplorazione delle mille possibilità. Il progetto di Marcello Dongu tende a creare un fil rouge tra due generazioni: quella attuale, appartenente sia al fotografo che ai fotografati, e quella in cui era in voga la Polaroid (precedente agli anni Duemila). Lo scopo dell’accostamento è quello di evidenziare la similitudine tra i giovani di diverse generazioni. Ritraendo con il caratteristico effetto ingiallito – o, se si preferisce, vintage – i giovani attuali, appare evidente la somiglianza con i loro coetanei dei tempi passati. Le immagini sembrano sbucare fuori direttamente da un vecchio romanzo. 

“Die young. Be wild.”, recita la didascalia di uno degli scatti. Sembra un invito estrapolato dal movimento della beat generation. Rifiuto verso i valori tradizionali e invito al vivere senza risparmiarsi. Perché la giovinezza non è solo l’età dell’aurea, ma è anche il momento in cui tutto passa, veloce – troppo veloce – e dove tutto scorre talmente in fretta da risultare difficile da afferrare. I pensieri sono istantanei, in pieno stile polaroid. Il tempo di un click e l’immagine, insieme al momento, viene catturata e cristallizzata nel tempo. 

Sono fotografie che rappresentano bene i tempi attuali, incentrati su un eccessivo individualismo. Sono i tempi dei selfie, del culto dell’immagine, dell’espressione dei propri pensieri in maniera univoca e immediata attraverso i social. Sono i tempi dell’interazione auspicata ma non sempre necessaria. Perché si parla a sé stessi, prima che agli altri. Ma osservando le espressioni dei fotografati, immancabilmente ci si riconosce, perché lo spirito è lo stesso in tutti i giovani; la fragilità è la stessa. Ed è in questa similitudine che il progetto trova la sua essenza, e fa sì che la serie di polaroid ci riporti uno spaccato insolito dell’età per antonomasia, quella in cui tutto è possibile. Poiché è proprio nell’oceano delle possibilità infinite che i fallimenti generano maggior disequilibrio e insicurezza. E dove i tempi passano talmente veloci l’ambizione è quella di bloccare l’istante, per provare a focalizzare l’attenzione sull’attimo. Proprio come può fare una polaroid. 

Il reportage

Scheda autore

Marcello Dongu

Nato a Sassari nel 1973 inizia a scattare fotografie da ragazzino con la Olympus del padre. Ama il mare e lo riprende con pellicole diapositive per poi proseguire con il folklore e le innumerevoli feste dell’ isola. Nel 2006 la prima ricerca su Platamona, da cui è nata la pubblicazione “Ruderi per Platamona”. Successivamente sviluppa diversi progetti: “Conversione a Cristo”, una serie di ritratti su persone che hanno avuto la conversione a Cristo e “Io esisto” una ricerca sulle attuali situazioni in cui vivono i richiedenti asilo all’interno dei centri di accoglienza. Nel 2016 inizia una ricerca sulle dinamiche di trasformazione del territorio di Porto Torres, inoltre documenta e frequenta il mondo dell’ippica e le corse di galoppo nei diversi ippodromi sardi.

Attualmente collabora con il regista Alfredo Moreno in qualità di direttore della fotografia e fotografo di scena inoltre ha intrapreso una collaborazione con le stiliste isolane Greta Tulipani e Giovanna Campisi curandone l’immagine fotografica delle rispettive collezioni sartoriali.

Fotocamera: Polaroid modello i-Type

English version

The Golden Age

Photo by Marcello Dongu

Text by Daniela Piras

Prosperity and well-being rhyme with youth. Yet, the golden age is not as enchanting as one might think. In hindsight, it is a time of illusions, hopes, projects, and the exploration of countless possibilities. Marcello Dongu’s project aims to create a common thread between two generations: the current one, to which both the photographer and the subjects belong, and the generation in the Polaroid era (pre-2000s). The purpose of this juxtaposition is to highlight the similarity between young people of different generations. By portraying today’s youth with the characteristic yellowed – or, if you prefer, vintage – effect, the resemblance to their peers of the past becomes evident. The images seem to emerge directly from an old novel.

 

“Die young. Be wild,” reads the caption of one of the shots. It seems like an invitation taken from the Beat Generation movement. A rejection of traditional values and an invitation to live without holding back. For youth is not only the golden age, but it is also the time when everything passes, quickly – too quickly – and where everything flows so fast that it becomes difficult to grasp. Thoughts are instantaneous, in true Polaroid style. The time of a click and the image, along with the moment, is captured and crystallized in time. These photographs aptly represent the current times, focused on excessive individualism. These are the times of selfies, the cult of the image, the expression of one’s thoughts in a unique and immediate way through social media. These are the times of desired but not always necessary interaction. Because one talks to oneself before talking to others. Yet, by observing the expressions of the photographed, one inevitably recognizes oneself, because the spirit is the same in all young people; the fragility is the same. And it is in this similarity that the exhibition finds its essence, making the series of Polaroids bring us an unusual snapshot of the quintessential age, the one where everything is possible. For it is precisely in the ocean of infinite possibilities that failures create greater imbalance and insecurity. And where time passes so quickly, the ambition is to freeze the moment, to try to focus attention on the instant. Just as a Polaroid can do.