L’anno della Pecora

WJ #147

La Brianza è il paese più delizioso di tutta l’Italia, per la placidezza dei suoi fiumi, per la moltitudine dei suoi laghi, ed offre il rezzo dei boschi, la verdura dei prati, il mormorio delle acque, e quella felice stravaganza che mette la natura ne’ suoi assortimenti. (Stendhal)

La Brianza è un’area geografica che si estende da nord a sud tra il lago di Como e Milano; i suoi confini sono limitati da corsi d’acqua: il Canale Villoresi a sud, l’Adda a est e il fiume Seveso a ovest. Il suo paesaggio è vario; la Brianza nasce sulle colline prealpine di Como, Lecco e Bergamo e si arresta nella Pianura Padana in provincia di Monza, alle porte di Milano. Alcuni tratti culturali (un dialetto comune, pur con mille varianti; una tradizione enogastronomica specifica; una determinata forma di attaccamento al territorio) la rendono una specie di area culturale a dispetto di qualunque riconoscimento amministrativo.

In quel territorio, alcuni pastori transumanti conducono la loro attività negli spazi interstiziali di una terra aggredita dal consumo di suolo, che in alcune località perde più di due metri quadri di terreno al secondo. L’orizzonte è punteggiato di case e capannoni industriali. Con pochi pascoli ancora disponibili, le greggi convivono con centri urbani, fabbriche e grandi arterie stradali.

La transumanza, Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO, è nota per il suo spettacolare viaggio. I percorsi brianzoli si concludono in estate sulle basse montagne dell’Alto Lago e della Bergamasca, ma che dire del resto dell’anno? Durante la stagione fredda, i pastori transumanti si spostano in Brianza da un pascolo all’altro. Una norma non scritta, la Batida, stabilisce i confini dei pascoli a cui ogni gregge può accedere.

Grazie a una collaborazione con l’associazione Ruralpini e con l’Associazione della Pecora Brianzola, sono entrato in contatto con alcuni pastori che ancora conducono le loro greggi nei pascoli brianzoli. Durante l’inverno del 2023-24, mi sono messo in auto per incontrare le greggi nelle loro tappe alla ricerca dell’erba buona tra pascoli improvvisati e paesaggi in cui l’elemento industriale e quello naturale cercano di convivere in equilibrio precario. Questa attività è condotta da poche persone, che si conoscono tra loro e che hanno intrecciato rapporti con le comunità locali che si estendono in un diametro di decine di chilometri.

Diventare pastore non è affatto semplice. “È un settore chiuso”, mi dice un piccolo imprenditore che lavora la lana nel suo atelier sopra Lecco. “Non ci sono spazi per nuovi pastori; devi trovare i percorsi in una zona dove non ci sono, ed è proprio difficile entrarci. O fai l’apprendista oppure arrivi da una famiglia di pastori. È un mondo piccolo. Tu vedi le immagini delle pecore sul ponte vecchio di Lecco ed è romantico, ma è un casino”.

Quello della transumanza brianzola è un mondo piccolo ma molto diverso al suo interno. Racchiude storie di migrazione, lavoro femminile, passaggio di generazioni e scelte di vita radicale, come di chi lascia il proprio lavoro per diventare pastore. Nonostante la riduzione degli spazi, gli alti costi di mantenimento delle greggi e il controllo stretto delle autorità pubbliche, questa realtà continua a mantenere il suo ruolo sociale e ambientale.

Il reportage

Scheda autore

Stefano Pontiggia

Stefano Pontiggia è un antropologo che ha condotto ricerche in Italia e Tunisia. Fotografo amatoriale sin dalla giovinezza, ha partecipato come studente a numerosi workshop e corsi (l’ultima esperienza formativa è il corso annuale in giornalismo visuale e fotografia documentaria organizzato a Padova da Irfoss). Appassionato di reportage e fotografia documentaristica, Pontiggia utilizza la fotografia come strumento di ricerca e di racconto di storie e territori a lui vicini.

Fotocamera: Olympus OMD EM-5
Obiettivo: 18mm F1.8

English version

The year of the sheep

Photo and text by Stefano Pontiggia

Brianza is the most delightful country in all of Italy, for the placidity of its rivers and the multitude of its lakes, and it offers the richness of the woods, the greenery of the meadows, the murmur of the waters, and that happy extravagance that puts nature in its assortments. (Stendhal)

Brianza is a geographical area stretching from north to south between Lake Como and Milan; waterways bound its borders: the Villoresi Canal to the south, the Adda River to the east, and the Seveso River to the west. Its landscape is varied; Brianza originates in the pre-Alpine hills of Como, Lecco, and Bergamo and stops in the Po Valley in the province of Monza, just outside Milan. Certain cultural traits (a shared dialect, albeit with a thousand variations; a specific food and wine tradition; a particular form of attachment to the territory) make it a kind of cultural area despite any administrative recognition.

In that territory, some transhumant shepherds conduct their activities in the interstitial spaces of a land assaulted by land consumption, which in some places loses more than two square meters of land per second. The horizon is dotted with houses and industrial warehouses. With few pastures still available, herds coexist with urban centers, factories, and major roads.

Transhumance, a UNESCO Intangible Cultural Heritage Site, is known for its spectacular journey. The Brianza routes end in the summer in the low mountains of the Upper Lake and Bergamo area, but what about the rest of the year? During the cold season, transhumant shepherds move through Brianza from pasture to pasture. An unwritten rule, the Batida, establishes the boundaries of the pastures each herd can access.

Through a collaboration with Ruralpini and the Brianza Sheep Association, I came in contact with some shepherds who still lead their flocks in Brianza pastures. During winter 2023-24, I drove out to meet the flocks on their stops in search of good grass among improvised pastures and landscapes where the industrial and natural elements try to coexist in precarious balance. This activity is conducted by a few people who know each other and have woven relationships with local communities that span tens of kilometers.

Becoming a pastor is by no means easy. “It’s a closed industry,” a small businessman who works wool in his workshop above Lecco tells me. “There are no spaces for new shepherds; you have to find routes in an area where there are none, and it’s hard to get in. You’re an apprentice, or you come from a family of shepherds. It’s a small world. You see pictures of sheep on Lecco’s old bridge, and it’s romantic, but it’s a mess.”

That of Brianza transhumance is a small world but very different at its core. It encapsulates stories of migration, women’s labor, the passing of generations, and radical life choices, such as those who leave their jobs to become shepherds. Despite the reduction of space, the high costs of maintaining herds, and the tight control of public authorities, this reality maintains its social and environmental role.