La rinascita de La Goccia

WJ #119

Esistono luoghi che racchiudono – tra i loro angoli più segreti – sensazioni e caratteristiche contrastanti tra loro. La Goccia, bosco spontaneo che ricopre un’area di quarantadue ettari nel quartiere milanese della Bovisa, è uno di questi luoghi affascinanti.

La Goccia – parco il cui nome deriva dalla forma tracciata dalle linee ferroviarie che lo circondano – è un luogo magico e multiforme. Questo perché l’interno del bosco è caratterizzato dalla co-presenza di un passato industriale, di un presente riconquistato dalla natura e di un futuro che concentra il proprio obiettivo nella valorizzazione di questo territorio. L’atmosfera del passato de La Goccia è contraddistinta principalmente da ciò che rimane del grande gasometro di Milano inaugurato nel 1905 dall’Union des Gaz de Paris, ovvero un’ex-società francese impegnata nella produzione e distribuzione di gas in Europa.

Nel 1969, l’avvento di metodi d’energia alternativi – quali energia elettrica e metano – causano il fallimento de l’Union e l’abbandono del territorio. Questo viene riconvertito in fretta dall’Aem, ex-società energetica milanese, che vi presenzierà fino alla definitiva chiusura del sito avvenuta nel 1994. Ed è un anno di cambiamento nella storia de La Goccia. La completa inattività industriale sul suolo permette di fatto alla natura di ritornarne la proprietaria, come lo era in origine. Prima che il bosco spontaneo venisse calpestato da fredde e inorganiche macchine, questa era infatti una zona adibita all’agricoltura, caratterizzata da ruscelli e alberi da frutta. Dal 1994 ad oggi, la vegetazione ha posto sotto la sua protezione i resti delle fabbriche e dei gasdotti, mentre attrezzature e materiali da lavoro vengono tenuti nascosti da tronchi e arbusti. Ciò che simboleggia questa storia intrecciata tra il naturale e l’artificiale è rappresentato – indubbiamente – dai due colossi di ferro che, oggi come ieri, dominano il parco. Oltre all’idea di un passato dedito ad una ossessiva industrializzazione però, in un futuro, le due strutture potrebbero richiamare un forte senso di rinascita e di ritorno alla natura.

Il reportage

Scheda autore

Marco Merati

A Milano i boschi devono essere solo verticali? 16

Marco Merati nasce a Milano. Terminati gli studi di fotografia lavora come assistente in vari studi fotografici tra Milano e Londra, occupandosi di architettura, paesaggi e trasformazioni urbane. Ha pubblicato su note riviste italiane di architettura, su L’Espresso e l’Eyes Open Magazine. Alcuni scatti sulle trasformazioni urbane di Milano sono stati esposti presso la galleria “Il Diaframma” di Lanfranco Colombo. Nel 2020 i suoi scatti sul quartiere milanese della Bovisa hanno vinto il secondo premio al Budapest International Photo Awards.

Fotocamera: Sony Alpha7 II
Obiettivo: Sony 28-70mm; Zeiss 16-35mm; Zeiss 85mm

English version

The rebirth of La Goccia

Photo by Marco Merati

Text by Valerio Di Martino

La Goccia (name derived from the drop shape made by the railways) is a magical and a multiform place. Into the woods the co-presence of an industrial past together with a present slowly being regained by nature, is looking to the future through the valorization of the local territory. The past atmosphere of La Goccia is distinguished by the remains of the great gasometer of Milan, which inaugurated back in 1905; the Union des Gaz de Paris, an old French society was at that time engaged into European gas production and distribution.

During the 1969, the discovery of new energy methods (like electricity or methane) causes the failure of the company. The site management passes to Aem, an energy company from Milan, until 1994. After the closure of the factory the real owner of the place is Nature, back again. This wood was originally an agricultural area, with streams and crops. Nowadays, the vegetation has been taking over factories and gas pipelines, as their working tools and waste materials now look scattered, half hidden by the trees. The two iron giants are no more standing for the symbols of the industrialization burden, they now could represent the contemporary will to reinforce the connection between Nature and Mankind.