La resistenza delle fomne contra ’l Tav
WJ #117Se, come affermò Carla Nespolo, recentemente scomparsa, “Senza le donne non sarebbe stato possibile fare la Resistenza”, non è ciò altrettanto vero per il movimento NOTAV, nel quale le donne si oppongono non solo alla violenza contro la Terra, ma anche a quella del patriarcato?
Nell’autunno del 2012 a Bussoleno (TO), durante una serie di eventi di approfondimento precedenti la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, venne diffuso un appello affinché le voci femminili della Valle di Susa venissero ascoltate, discusse e condivise. Nacquero così le “Fomne contra ’l TAV” (“Donne contro il TAV”, Treno Alta Velocità).
Nell’estate del 2020 le Fomne contra ’l TAV, insieme al collettivo transfemminista “Non una di meno”, decidono di eseguire la performance “Un violador en tu camino” proprio in faccia all’ecomostro, ossia davanti ai cancelli del cantiere TAV di Chiomonte e Giaglione (TO), luoghi simbolo della violenza subita tutti i giorni dalla Terra e dalle donne sui propri corpi.
“Un violador en tu camino” (“Uno stupratore sulla tua strada”) è una performance collettiva di protesta contro la violenza di genere basata sul lavoro di Rita Segato, creata dal collettivo femminista di Valparaíso Las Tesis e riprodotta in tutto il mondo. Rita Segato, antropologa argentina, sostiene che il patriarcato non è una cultura ma un sistema politico nel quale lo stupratore non agisce per piacere sessuale ma per consolidare il suo ruolo in un sistema patriarcale che genera, sostiene e difende la funzione del maschio incitandolo alla violenza.
Anche lo Stato stesso è dunque “violador”: perciò le Fomne contra ’l TAV protestano e manifestano anche contro i tagli ai servizi sociali, scolastici e sanitari che, già prima della epidemia di Covid-19, facevano ricadere la responsabilità della cura e dell’assistenza sulle donne, aumentandone la fatica e limitandone la libertà di scelta; contro la crisi climatica provocata dai combustibili fossili; contro la detenzione di attiviste come Nicoletta Dosio e, ultimamente, Dana Lauriola, reclusione condannata anche da Amnesty International in quanto:“arrestata ingiustamente per aver esercitato il suo diritto alla libera espressione e a manifestare pacificamente”.
Il racconto segue alcune dimostrazioni delle Fomne contra’l TAV durante il 2020.